Capitolo 62

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U-boot 754

9:15 a.m.

Schmid aveva gli occhi incollati sul sonar. Tante orecchie in allerta, oltre lui, ascoltavano i suoni pre-programmati dall'idrofono collocato a un secondo altoparlante all'interno della camera di manovra: stava trasmettendo impulsi sonori, temporizzando l'eco di ritorno per rilevare ostacoli e bombe entro il miglio di distanza.

Il giovane ufficiale stava attendendo i giusti impulsi sonori per tracciare orientamento e distanza della Corvetta. Non appena si fosse avvicinata entro il dato di posizione le onde acustiche dell'idrofono avrebbero emesso un rumore metallico in quella precisa direzione.

L'intero equipaggio era immobilizzato da diverse ore, ormai, per l'attesa dello scontro: chi con gli occhi rivolti verso il basso; chi con lo sguardo volto a una concentrazione uditiva verso l'alto. Il conflitto tra azione e ansia era intollerabile. L'emotività per la tensione portava all'oscuramento dei pensieri. Ogni cellula era tesa, in allerta del pericolo.

La capacità sensoriale di tutti era orientata verso il sonar inglese, che scandagliava l'acqua. Le sue onde rimbalzavano sul sottomarino e ritornavano indietro come un'eco. Più era veloce il ritorno dell'eco più la Corvetta si avvicinava al sottomarino. A quel punto, Schmid sarebbe stato in grado di individuare la distanza dal nemico prima che le bombe esplodessero sopra di loro.

A un tratto, i tre impulsi acustici, che attendeva l'ufficiale, si fecero sentire e con rapidità fu in grado di tracciare la velocità e la direzione della nave.

«Localizzazione 200 yard, signore; velocità 18 nodi!»

Comandante: «Dobbiamo oltrepassarli!»

Kohler si sentì di obiettare. «Se la Corvetta naviga a 30 km/h verso di noi trascorreranno solo pochi minuti per ridurre quei 180 metri di distanza!»

Stefan fu irremovibile. «Facciamoli avvicinare!»

Kohler sbraitò, scuotendo il capo con disappunto. «Le loro bombe esploderanno con un innesco a tempo a una distanza da 6 metri fino a raggiungere i 100 metri, signore. Ci costringeranno a emergere!»

«È il mio obiettivo con una sorpresa in solitaria!» lo mise a tacere Stefan con sguardo risoluto.

Il capo manovra strinse le mascella, senza replicare. Aveva intuito il piano azzardoso del comandante, il quale voleva far credere alla Corvetta di avere un bersaglio facile da affondare sotto la chiglia, ma pensava che con una maggiore pressione il suo capitano, forse, si sarebbe fatto venire un altro lampo di genio meno rischioso. Non fu così, giacché l'ardore che lesse nei suoi occhi gli fece comprendere quanto quella soluzione l'avesse già valutata nel momento in cui aveva visto la Corvetta virare verso di loro.

Un sudore freddo imperlò la fronte di Schmid. L'arco del sonar diventava più piccolo non appena il bersaglio si avvicinava.

«100 metri, signore. Dritta davanti a noi!» segnalò atterrito.

Nel frattempo, la nave Corvetta spezzava le onde dirigendosi sul nemico. L'addetto al sonar vide il propagarsi del suono a raggio corto.

«Sono sotto di noi, comandante!»

L'alto ufficiale inglese si impettì con orgoglio, fiero di aver preso in contropiede l'U-boot andando dritto al suo attacco.

«Scaricare bombe di profondità ogni due secondi!»

Quello fu l'istante in cui la sincronia dei due comandanti nemici si avvalse della rapidità d'azione.

15:00 p.m.

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