... Una macchina si era fermata nel cortile e la ragazza si mosse, precipitandosi fuori.
Stefan si alzò dal suo posto e andò ad accostarsi alle vetrate, immobilizzando l'espressione sul contenuto del suo sguardo.
La pioggia scendeva piano quando Markus sentì picchiettare sul vetro del finestrino. Si voltò a osservare Klara, sorridente e tremante. Non appena scese dall'autovettura lei lo prese per mano, senza dargli il tempo di ribattere, per poi correre verso casa tirandoselo dietro.
Come li vide entrare, Stefan rimase immobile davanti alla finestra con le mani in tasca strette in pugni serrati; il volto lucido e arrossato per la gelosia che lo corrodeva; gli occhi inchiodati sulla mano di Klara che stringeva quella di Markus.
«Hai avuto un'ottima idea, Klara!» esordì Mark. «Accomodati, figliolo. La torta di Klara è un peccato di gola che va gustato in compagnia!»
«Grazie, signore!» rispose il giovane, chinando il capo verso Anja e incitato da Klara a sedersi accanto a lei. Il sorriso che la ragazza rivolse al giovane fece sciogliere il sangue a Stefan e una fitta gli oltrepassò lo stomaco. In una falcata le fu accanto ma non le permise di accomodarsi, prendendola per mano e conducendola fuori la stanza sotto lo sguardo stupito di Vanessa.
La guidò al piano superiore dove c'erano le stanze. Ne aprì una. Apparteneva al bagno. La fece entrare e chiuse la porta. Prese un telo, lo spiegò e glielo passò tra i capelli umidi di pioggia, frazionandoglieli con cura, seppur il suo volto fosse agitato e snervante.
«Potevi chiedere a me di chiamare Markus!» la rimproverò con voce irrequieta.
Lei strinse gli occhi e serrò il broncio, fissandolo freddamente e immobile. Lo scrutava; lo analizzava. Le bionde frange dei capelli gli si scomposero sulla fronte; le labbra carnose si serrarono; la mascella si contrasse sotto quel leggero strato di barba sottile che lo faceva apparire più virile. Sentì un leggero affanno affiorarle al petto.
Lui le passò il telo sul viso umido e con una mano le spostò un boccolo ramato. Si accorse tardi che Klara aveva preso il taccuino dalla sua tasca. Si fermò lasciandola scrivere.
"Puoi anche smettere di fingere che ti importi!"
Stefan sentì come una bastonata alla schiena. Sollevò lo sguardo su di lei. «È questo che pensi?» si alterò moderando il tono. Lei gli strappò il telo dalle mani. Non voleva le sue attenzioni, ma la tenacia di lui la spiazzò quando le afferrò i polsi per sospingerla verso la parete con irruente testardaggine. La sentì tremare ma non sfiorò il suo corpo, anche se lo desiderava dannatamente. Non avrebbe permesso a quelle scariche di fargli perdere di nuovo la ragione.
«Non c'era motivo che ti difendessi da Gretel» irruppe, credendo che quella fosse la causa del suo nervosismo. «Sei perfetta come sei, Klara, e ti valorizzi anche con ciò che indossi ...» Lei irrigidì i polsi per fargli mollare la presa e lui acconsentì. Scrisse sul taccuino.
"Ti sei ingelosito perché ho fato entrare Markus?"
Lui sbuffò. «E tu ti sei indispettita perché continuo a mostrare attenzioni per Gretel?» la spiazzò con un sottile sarcasmo stampato su una faccia da mascalzone. Klara si spazientì e lo spinse con rabbia, svincolandosi per uscire. Afferrò la maniglia della porta ma la mano di lui si arpionò ad essa tenendola chiusa. La bloccò, quindi, all'angolo con entrambe le braccia. Avvicinò il viso al suo. Lo sentiva! Stava di nuovo perdendo la testa.
Sentì il fiato corto di lei scontrarsi con il suo; i respiri mozzati in un leggero ansito. I suoi occhi avidi catturarono le sue labbra piccole, gonfie, vermiglie.
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LE CORDE DI KLARA
RomanceHallstat, Austria 1930 Un misterioso omicidio viene consumato in un borgo cristallizzato da un lago sotto gli occhi innocenti di una bambina. Nella Berlino della seconda guerra mondiale, la pianista Klara Lindel si ritroverà a percorrere il suo pass...