Capitolo 47

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Il colonnello Mark Huber si irrigidì. Lo sguardo di Klara gli trafisse l'anima, perforando quella solida corazza che per anni si era obbligato a indossare, assumendo una responsabilità autorevole per non scalfire la consapevolezza di distinguere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.

Si lasciò cadere su una sedia; le mani strette tra le gambe; lo sguardo altero e razionale.

«Ho avviato un'indagine personale tra la polvere degli archivi del Dipartimento di Sicurezza, scontrandomi con un esito raccapricciante!»

Un silenzio pesante gravò sull'attesa della sua rivelazione. Colto da un'intuizione, Visser gettò sul tavolo la micro bobina sotto gli occhi del colonnello.

«Ci dica che cosa contiene!» lo incitò il pugile con occhio attento. Mark non fece domande sulla provenienza di quell'oggetto. I ragazzi avevano scoperchiato il vaso di Pandora.

«Dodici anni fa,» iniziò a dire Huber «una missione in Russia spinse un gruppo di agenti segreti a sottrarre alcune informazioni riguardanti un nuovo prototipo di arma. L'incaricato della missione, Emily Lindel, s'infiltrò tra i reparti scientifici russi riuscendo a fotografare le formule segrete su due tipi di reazioni che coinvolgevano nuclei di atomi capaci di liberare una gran quantità di energia!» Si passò una mano sul viso provato e stanco, ricordando in ogni minimo dettaglio il rapporto tradotto da Markus su quella missione.

«Da questa scoperta, cominciarono i tentativi per costruire armi dagli effetti devastanti.» Sospirò. «Le più alte gerarchie ritengono che gli americani abbiano già trovato l'equazione che dimostra la possibilità di trasformare la massa in energia, applicandola militarmente e i russi non vogliono farsi trovare impreparati. Realizzare una bomba nucleare, in cui la fusione di due nuclei di idrogeno libera un'energia superiore, sta alla base dei desideri bellici di Hitler!»

Sospirò. «È un'atomica, la cui energia è prodotta da una reazione a catena di fissione nucleare.»

Scosse il capo. «Immaginate un'arma simile, la cui forza è fornita da processi di disintegrazione del nucleo in grado di favorire un'azione dirompente!» Il suo sguardo si orripilò. «Sganciata anche su un piccolo territorio genererebbe una catastrofe in quasi tutta l'Europa, figuriamoci su più località. Le radiazioni ucciderebbero nel giro di poco tempo; l'uomo si troverebbe a marcire nell'inferno dell'estinzione!"

«Santa Madre di Dio!» invocò Visser attonito. Wilma si coprì il volto con le mani, cercando di frenare i singhiozzi affogati nel rimorso.

«Hitler vuole quelle formule per vincere la guerra, per questo i servizi segreti cercano Klara!»

«Peggio della guerra stessa, eh?!» inveì Stefan, battendo un palmo sulla parete.

Mark guardò Klara, impassibile, spenta, immobile nel suo sguardo muto, come la sua voce. «Ho sempre sospettato che Emily custodisse un segreto su quella missione e ne ho avuto la conferma quando loro hanno iniziato a seguirti. Markus mi ha sempre tenuto aggiornato su ogni tuo spostamento, anche quando ti sei procurata quel livido sul mento tirando di scherma con quella gentaglia in quel vicolo. Ero ormai certo che lei doveva averti dato qualcosa a tua insaputa!»

«Tua madre era un'eroina, Klara! Ti ha lasciata sola, è vero!» Fece una pausa. «Scoperto, però, il contenuto di ciò che aveva sottratto fece un breve calcolo con la sua coscienza, trovandosi a valutare la reale missione che lei stessa doveva imporsi: sacrificare il suo amore per salvare il tuo futuro!»

Gli occhi di Klara vibrarono lucidi. Il suo viso tremò; gli angoli della bocca si piegarono in una tristezza disarmante. La sua mamma aveva salvato anche lei. La certezza rese audace la ragazza, la quale afferrò la micro bobina dal tavolo e la tenne stretta, sollevando gli occhi dapprima su Stefan per poi posarli su Mark.

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