17 - Spirit

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Kara



«Dove stiamo andando?»

Sto già tremando, di freddo e di preoccupazione. Uscire dalle mura della Congrega mi è sembrato un crimine. Ray ha usato una qualche chiave elettronica che io non possiedo ancora, quindi dipendo da lui per rientrare.

Come se non bastasse, ci stiamo inoltrando sempre di più nella foresta che costeggia il Lago Nipagan.

E Ray, come al solito, non sta dicendo una parola. Non mi risponde nemmeno.

Sono sempre più sicura che se la sia presa per come gli ho parlato prima, nei sotterranei, e che voglia portarmi da qualche parte per uccidermi e spingermi nel lago, sacrificandomi ai mostri.

Un tragico incidente.

Guardo il sentiero dietro di me, chiedendomi se lo ripercorrerò con le mie gambe, se non è ancora troppo tardi per fuggire.

Il sole sta già calando. Non mancherà molto più di un'ora perché si nasconda dietro le montagne che si trovano oltre il lago.

Ma Ray continua a camminare.

Sospiro, non provando neanche a ripetere la mia domanda, forse accettando il mio destino, forse decidendo ancora una volta di fidarmi di lui.

Il terreno è umido per la recente pioggia, e l'odore fresco vorrebbe convincermi che questo luogo è pacifico, ma non riesco a fidarmi dei miei sensi.

Calpestiamo rami sottili che si spezzano, aghi di pino che ricoprono il terreno della foresta. Ci abbassiamo per schivare piante che stanno crescendo, e la carcassa di un grosso albero, obliquo sopra il sentiero.

Inspiro l'aria fredda e umida, ancora mista all'odore del lago, poco sotto di noi.

Volto appena la testa, per osservare i dintorni. È un piacevole intreccio di verde, nero, e turchese. Mi trasmette pace e ansia allo stesso tempo. Solitudine, ecco cos'è.

Gli uccellini cinguettano, affrettandosi ai loro nidi, richiamandosi a vicenda perché tutti siano al sicuro prima che cali la notte.

E, ancora, penso che dovrei tornare indietro anch'io. Penso che non rimane molto tempo.

Ma non so dove sia il mio nido, e non posso volare via.

Camminiamo su per una ripida salita, ancora senza che Ray mi dia una spiegazione. Seguo la sua figura incappucciata, e mi chiedo come faccia a essere così agile mentre indossa quella tunica da frate.

E penso che raccogliermi i capelli in una coda alta sia stato un errore. L'aria gelida mi fa rabbrividire, ogni volta che uno sbuffo di vento sfiora il mio collo o le mie orecchie.

«Manca ancora molto?» oso chiedere di nuovo.

Ray è già in cima alla salita, e mi guarda dall'alto.

Mi terrorizza. Forse è questo che vuole fare. Spingermi giù.

Quando si piega verso di me, mi tiro indietro, ma scopro che mi sta solo tendendo una mano.

Stringerla mi sembra sbagliato. Compio senza il suo aiuto quegli ultimi passi, e mi ritrovo al suo fianco.

Scopro che davanti a noi si apre una radura, al centro della quale si trova un albero marcio e cavo.

«Siamo arrivati» annuncia lui.

Mi perdo a osservare questo luogo, così silenzioso e pacifico, ma non si allontana da me la paura che potrebbe diventare la mia tomba.

The Darkest ThingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora