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Ray



Il pranzo mi è andato di traverso.

Neanche il tempo di finire di parlare con Kara, che già stava diventando irritante, ed ecco che è comparso James.

Era venuto per dirmi qualcosa, ma appena ha visto la ragazza nuova si è perso nelle presentazioni, e ha dovuto passare cinque minuti buoni a spiegare perché entrare nel corpo degli Spadaccini sarebbe la scelta migliore per lei.

Solo dopo si è ricordato che aveva qualcosa da dire proprio a me.

Il Maestro mi ha convocato. Alla Cattedrale.

Posso solo sperare che non sia una scusa per mandarmi nella cripta, ma conoscendo il sadismo che scorre nelle vene dei Gardner, sono quasi sicuro che si tratti proprio di questo.

Entro, cercando di essere silenzioso, ma il portone di legno vecchio scricchiola.

Ignoro l'acquasantiera e gli angeli che mi giudicano dagli affreschi ai lati della navata. Tengo lo sguardo fisso davanti a me, sull'unica figura in piedi accanto all'altare.

Ci sono dei fiori bianchi sopra di esso, ora, ma io ci vedo disteso mio padre, oppure Edward. Ci vedo me stesso.

Mi chiedo quanto sia lontano quel giorno. Il giorno in cui scopriranno che sono un traditore. Mi chiedo se quel giorno sia oggi.

«Non avere paura, Hoffmann» dice Gardner, che ancora mi dà le spalle.

Sbuffo dal naso, e accelero il passo mentre percorro la navata centrale. Non ho paura. Non ho paura di lui.

Il sole, ora alto nel cielo, proietta fasci di luce nei quali danzano granelli di polvere che fanno sembrare questo luogo ancora più antico. Non sono i muri stessi a essere così vecchi – è ciò che rappresentano. Gli affreschi non hanno più di cento anni, e sono stati ritoccati. Ma è la stessa madre con lo stesso bambino da così tanto tempo.

E, proprio sopra l'altare, quel simbolo vecchio di duemila anni. Un monito. Una minaccia. Un uomo sanguinante, torturato, tradito, e lasciato a morire appeso a una croce di legno.

In questa Cattedrale si celebra la sofferenza. La si tramanda. Se ne crea di nuova.

«Hoffmann» dice ancora Gardner, distogliendomi dai miei pensieri. Questa volta, però, ruota la testa per guardarmi. Mi fa cenno di salire i gradini che conducono all'altare.

E forse ho davvero paura, ora. Ma mi calmo subito.

Non può volermi uccidere. Non senza un processo. E, soprattutto, non senza farne un grande spettacolo.

Salgo i gradini, inspirando l'odore di incenso, e adocchiando la striscia di fumo sottile dalla quale origina quella puzza di chiesa.

«Per quale motivo sono stato convocato?» chiedo io, al limite del formale, ma praticamente interrompendo il Maestro, che aveva appena aperto la bocca per parlare.

Gardner si abbassa il cappuccio, mostrando il suo volto. La tortura inizia da qui, per me.

Sta sorridendo, ma è quel sorriso da stronzo. Falso. Ha quelle rughe agli angoli degli occhi che non sono abbastanza profonde. Si vede troppo bene l'azzurro smorto delle sue iridi.

«Vogliamo solo farti qualche domanda.»

Vogliamo.

Mi guardo a destra e a sinistra, alla ricerca di Ruskin. Ora sono ancora più agitato. Due torture al prezzo di una?

The Darkest ThingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora