21 - Training

129 26 346
                                        

Kara



Le giornate sono ancora corte.

Prima di cena, il buio è già calato, e tutti gli Spadaccini si dirigono fuori dalle mura nord per un addestramento notturno. Un vero addestramento. Così lo chiamano.

È la prima volta che posso partecipare anch'io.

Circa un mese fa, Tessa mi aveva raggiunta al refettorio, più o meno a quest'ora, e si era mostrata sorpresa del fatto che non avessi idea che ci sarebbe stata una sessione di addestramento di lì a poco.

Avevo finito di mangiare in fretta, quasi ingozzandomi, mi ero cambiata d'abito, e con lo stomaco ancora agitato avevo raggiunto le mura nord, dove si trovavano tutti gli altri Spadaccini.

Tanta fretta, solo per sentire Taylor Hunter sbraitarmi contro, perché non ero ancora pronta e tenevo ancora la spada come se fosse un tentacolo moscio.

E allora Tessa aveva riso. Un suono più irritante di quello delle unghie sulla lavagna. Peggiore del metallo che sfrega sull'asfalto.

Per questo oggi ho chiesto conferma a Ray, a James, e anche a Taylor. E tutti mi hanno risposto che sì, posso partecipare. Ed è vivamente consigliato mangiare soltanto dopo.

Dato che l'addestramento è sulla sponda del lago, e fa ancora molto freddo, ho optato per dei leggings lunghi e spessi, delle scarpe da ginnastica traspiranti, e una maglia termica. Il tutto rigorosamente di colore nero. Nei primi tempi ho visitato il magazzino talmente spesso da avere l'armadio pieno di abiti sportivi.

Arrivo quando attorno alla sponda del lago si sono già radunate cinque o sei persone – ora che anche a me è stata fornita una chiave elettronica per entrare e uscire dalle porte, posso andare praticamente dove voglio in autonomia.

Ho raggiunto il resto del gruppo da solo una manciata di secondi, quando la porta alle mie spalle si apre di nuovo, con un beep. Sono Tessa e James, sempre insieme solo perché lui la segue ovunque e lei non riesce a staccarselo di dosso.

Come faccia quella ragazza a sembrare un angelo in ogni occasione, davvero non me lo spiego. Con tutto ciò che si tiene dentro, con ciò che le è successo solo qualche ora fa, ora è qui davanti a me, capelli biondi raccolti e trucco perfetto, nella sua divisa sportiva a malapena adatta alla stagione e più studiata per mettere in mostra il suo fisico snello.

E mi guarda comunque dall'alto al basso, nonostante io la superi di almeno una spanna in altezza.

Taylor si guarda attorno, scrutandoci dal primo all'ultimo, come se fosse alla ricerca di qualcosa, poi lascia andare un sospiro esasperato. «Ovviamente, Hoffmann è in ritardo» commenta. «Va bene. Iniziamo comunque!» alza la voce, e batte due volte le mani per richiamare l'attenzione.

«Tutta questa fretta...» sbuffa qualcuno alla mia destra, quasi in un sussurro.

«Sì, ho tutta questa fretta» ribatte Taylor, che ha sentito benissimo. «Se non l'avete notato, ultimamente i mostri si sono fatti più aggressivi.»

«Ma è da quasi tre mesi che non ci attaccano» interviene un altro.

Taylor lo fulmina con lo sguardo. I suoi occhi sottili potrebbero davvero uccidere. «Appunto» sibila. «Ogni secondo che passa, potrebbero starlo usando per diventare più forti. Per organizzarsi. Non sappiamo quanto siano intelligenti. Non sappiamo che cosa esattamente li spinga ad attaccarci. Per questo dobbiamo essere sempre pronti. In riga!» ci ordina.

Mi faccio il più a destra possibile. Lontana dalla sponda, lontana da Taylor. Non so neanche a cosa sto andando incontro, se si tratterà di una serie di esercizi o di qualche prova pericolosa. So solo che prima di venire qui ci è sempre consigliato di passare dalla palestra per fare del riscaldamento in autonomia. Poi si passa a prendere le Lángkard alla Sala Grande. E poi si viene qui.

The Darkest ThingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora