37 - Red Snakes

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Kara



L'enorme colonna nera si staglia dal centro del portale, vicino alla sponda del lago. È come un pilastro di ossidiana. È più alto delle nuvole. Più alto del cielo.

Potrebbe ricadere su di noi, soffocarci tutti mentre anneghiamo nella nostra paura.

Appena raggiungo il pianerottolo, alla base della torre, rompo il piccolo sportello in vetro con il pomolo della Lángkard, e premo il bottone rosso per dare l'allarme.

L'impulso elettrico percorre i cavi tutt'attorno, come l'adrenalina che si diffonde nel mio sistema nervoso, e nel giro di qualche secondo le campane della Cattedrale stanno suonando.

Si sente nell'aria. Questa notte è più pericolosa di tutte le precedenti. Questa notte i mostri che divorano la paura troveranno ciò che cercano. Ma la loro fame non sarà comunque saziata.

Continuo a scendere, fino ai sotterranei, dove è sempre più buio.

Ma le luci dovrebbero essere accese, almeno qui fuori. Chiamo a me lo Spirito, perché la luce della mia Láng non è abbastanza per guidarmi.

Sento freddo, un attimo dopo. È come se il mio piede destro, sul gradino più basso, fosse entrato in una zona in cui l'aria è gelida.

So cosa significa.

Scaglio lo Spirito verso il basso, e sento l'oscurità sibilare, mentre si ritrae.

Un arto mostruoso si alza davanti a me, e lo trancio in due con un tondo. Capisco subito che c'è qualcosa di diverso dal solito. Ho sentito resistenza, contro la lama. È più denso dell'aria, della polvere, persino dell'acqua.

È qualcosa di viscoso.

Questi mostri sono pericolosi. Almeno tanto quanto quelli che hanno quasi ucciso Tessa.

E Taylor è ancora lì dentro.

Sono costretta a procedere lentamente, mentre scendo le scale. Mi sento fuorimano, nello stringere la Lángkard mentre il muro alla mia destra è così vicino, e faccio quindi più affidamento sullo Spirito.

La lama raschia contro la roccia, senza dubbio rovinandola, e a ogni passo sento il mio cuore perdere un battito, quando non sento un gradino dove mi aspetto di trovarlo.

L'oscurità è ovunque. Sta cercando di salire, di raggiungere la superficie. È più agguerrita perché tenta di riconciliarsi al resto di quell'enorme colonna nera.

Dovrò attraversare i mostri, proprio come ho fatto quando ho tratto Tessa in salvo.

Prendo un lungo respiro, e salto nel buio.

I mostri si arrampicano sulle mie gambe. Si attorcigliano attorno alle mie braccia. Avvolgono il mio collo.

Ho paura.

No, mi dico subito dopo. Non devo smettere di respirare. Non devo temere l'oscurità. Non può farmi niente se non glielo permetto.

Arranco fino alla prima porta dei sotterranei, e riesco con non poco sforzo a recuperare la chiave elettronica che mi permetterà di entrare e uscire da qui.

La apro a fatica. I mostri cercano di tenerla chiusa. Sono pesanti.

Sono tanti. Tantissimi. Ma non posso permettermi di pensare che siano troppi.

Taylor è ancora lì dentro, mi ripeto.

«C'è qualcuno?» sento la sua voce. E non sembra nemmeno la sua. È intrisa di panico, ma anche di speranza.

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