Kara
Cominciano a farmi male i piedi.
Gli stivaletti che ho scelto per questa sera sono neri – ovviamente –, comodi, ed eleganti. Il tacco quadrato è stato l'ideale per ballare fino ad ora, ma inizio comunque a sentirmi stanca.
Mi allontano dalla piccola pista da ballo, dove sempre meno persone si agitano a ritmo di musica, e sfilo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans neri a vita alta, che mi sembrano sempre più stretti a ogni passo che faccio. Ma sono solo i muscoli delle mie gambe che chiedono pietà. E non voglio nemmeno pensare alla camminata che ci aspetta per raggiungere la Congrega.
Mi faccio aria con lo scollo choker del mio maglione verde scuro, mentre constato che sono le 02:08. È ora di rientrare.
Avverto Ahmed e Senan con un cenno della mano, indicando la porta d'ingresso, e loro rispondono uno annuendo e l'altro con un pollice alzato.
Mi avvicino al divanetto dove mi aspetto di trovare Ray, ma vedo solo una figura distesa, vestita di nero, che occupa tutte le sedute. Il suo viso è nascosto dal tavolino sul quale troneggia qualche drink non nostro e ancora mezzo pieno, ma lo riconosco dalle Adidas bianche.
«James?» lo chiamo, avvicinandomi. La mia voce rimbomba nelle mie orecchie, ancora piene di musica, e immagino che lui non mi abbia sentito. Non reagisce.
«James» ripeto, prendendo la punta della sua scarpa sinistra, e agitandogli il piede.
Lui si tira a sedere in uno scatto. «Cosa?» chiede, strabuzzando gli occhi.
È davvero riuscito ad addormentarsi in mezzo a tutto questo baccano?
Si sistema i capelli corti e scompigliati, mentre io parlo. «Dove sono Ray e Tessa?»
James alza le spalle. «Non ne ho idea» risponde, guardandosi poi attorno. Si mette in ginocchio sul divanetto e si allunga per sbirciare la gente al bancone. «Penso siano usciti.»
«Vado a chiamarli, allora» decido.
James annuisce, e mi accordo anche con lui per ritrovarci tutti appena fuori dal locale tra poco.
Recupero la mia giacca dal divano. È appallottolata – James deve averla usata come cuscino. E non posso biasimarlo, visto quanto è morbida.
La tengo sottobraccio, senza indossarla, mentre muovo qualche passo quasi barcollante verso il bancone, e quindi la porta d'ingresso, ma c'è davvero troppa gente. Tutti stanno bevendo, pagando, o giocando a biliardo. E dubito che Ray abbia accettato di attraversare questa marea di persone, data un'alternativa.
Noto allora un'uscita sul retro, una porta con il simbolo di una sigaretta. Vado a colpo sicuro.
Spingo la porta pesante e cigolante, e rabbrividisco subito per l'aria fredda. Mi guardo attorno, mentre mi infilo la giacca, e sto per chiamare il nome di Ray quando vedo sia lui che Tessa poco lontani da me. Ma così vicini l'uno all'altra.
Ray è il primo a drizzare la testa, e accorgersi della mia presenza, ma riconosco bene quello schiocco.
Ho interrotto un bacio. Tra loro due.
Mi sento avvampare. «Scusate» balbetto, facendo un passo indietro, e riaprendo la porta dietro di me. «È ora di rientrare» aggiungo, chiudendo la porta, e rintanandomi di nuovo dentro il locale.
La musica riempie la mia testa, ma non i miei pensieri.
Non li ho neanche guardati in faccia. Nemmeno Ray.
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The Darkest Thing
Paranormalne[Paranormal/Horror] TW: blood, violence, abuse, suicide. Serie Darkest, libro 1 La Congrega di Nipagan Waters esiste per proteggere il mondo dai mostri. Da più di trent'anni, questi esseri incomprensibili, fatti di oscurità, si nutrono di paura e di...