20 - Torture

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Ray



Trentacinque.

Trentasei.

Trentasette.

Contare i prossimi numeri crea un senso di aspettativa che rende questo dolore quasi sopportabile.

Faccio del mio meglio per concentrarmi su qualsiasi altra cosa. Al muro davanti a me è appesa l'immagine di una Madonna che piange.

Penso davvero a tutti quei martiri morti così. Quelli che hanno ricevuto una morte abbastanza ingiusta e dolorosa da commuovere una divinità che non ha mai comunque mosso un dito per aiutare.

Eppure, non è davvero il mio caso. Io non sono davvero innocente, anche se non ho niente da confessare.

Trentotto.

Trentanove.

Quaranta.

Più i numeri salgono, più la mia mente cerca di andare alla ricerca di qualche peccato che ho commesso. Qualcosa che assomigli abbastanza a ciò che questo stronzo vuole sentirsi dire, per lasciarmi uscire.

Ma l'unica cosa che vuole sentirmi dire è qualcosa che non ho fatto.

Quarantuno.

Quarantadue.

Quarantatré.

Non ho fatto niente. Sono innocente.

E questo mi rende una vittima. E odio esserlo.

Perché io? Perché a me? Chi è disposto a mettere tanto impegno nel farmi soffrire in questo modo?

Pensavo di essere l'unico a odiarmi fino a questo punto.

Posso dire di essere stato io stesso a mettermi in questa situazione?

Quarantaquattro.

Quarantacinque.

Quarantasei.

A Kara sono toccati solo gli interrogatori da parte degli Anziani. Si sono fidati della sua parola.

Ma della mia no. Non si fideranno mai. Cercheranno sempre un pretesto per farmi ancora più male. Per mettermi ancora più nei guai. Per portarmi qui sotto.

Ruskin, in particolare. È un sadico. È uno stronzo.

Quarantasette.

Quarantotto.

Mi hanno trascinato di nuovo fuori dalla Sala Grande, dentro la Cattedrale, e poi giù nella cripta. Un luogo che esiste solo per un motivo, ormai.

Quarantanove.

È per le torture.

Quelle fisiche, senza mostri. O meglio, con i mostri veri.

Gli uomini che hanno inventato e usano quegli aggeggi progettati solo per far soffrire persone innocenti.

Perché i colpevoli confessano prima. Solo gli innocenti non confessano mai.

Cinquanta.

Con un ultimo grugnito, Ruskin si ferma. Ho contato bene.

«Anche oggi non sembri collaborativo, Hoffmann.»

Stringo i denti, e vorrei tanto alzarmi, ma ogni parte della schiena mi fa male. Non posso vedere le ferite, ma non penso ci sia un punto della mia pelle che le code della frusta non hanno colpito.

The Darkest ThingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora