36 - Rain

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Ray



Non abbiamo più parlato dell'altra sera. Né io e Kara, né io e Tessa. Non ne ho parlato con nessuno.

Se passerò altri anni rinchiuso tra le mura di questa Congrega, mi convincerò che si è trattato solo di un sogno.

Ma sento che Kara mi farà domande, questa notte. E, in un certo senso, mi sento in vena di risponderle. Voglio che mi conosca.

Tessa ha assegnato due Spadaccini di guardia alla torre, ogni notte, da quando sono ricominciati gli esperimenti. E Taylor Hunter si trova nella cella numero 1 da quasi quarantott'ore, ormai. Questa sarà la sua ultima notte lì sotto.

Io e Kara siamo sulla torre, a tenere d'occhio il lago e il portale, mentre al laboratorio Ahmed ha detto che farà del suo meglio per stare sveglio.

Fa freddo, così abbiamo deciso di portarci delle coperte di flanella. Le tre Lángkard sono appoggiate al muro di fronte a Kara, mentre lei sta seduta a gambe incrociate, e non riesce comunque a smettere di tremare.

L'unica fonte di luce è quella che viene dalle scale dietro di me. A illuminare il lago ci sono solo un paio di lampioni, su questa sponda. Il portale è comunque facile da individuare. È molto più nero dell'acqua tutt'attorno. Ma è fermo, per ora. La superficie è piatta, a malapena sferzata dal vento di stagione.

Io sto con i gomiti appoggiati al parapetto, e lascio che l'aria fredda riempia i miei polmoni. L'odore della foresta mi calma, anche se quello del lago mi infastidisce. Basta che mi concentri su quello. Sull'unico dettaglio che mi fa stare bene, di tutta quest'esperienza.

Essere qui fuori, di notte. Non è tutto come una volta. Non sono solo. E, anche se sono in pericolo, so di avere qualcuno su cui contare.

Mi volto a guardarla, per qualche secondo. Il cappuccio scivola dalla mia testa, spinto da una raffica di vento che scompiglia i miei capelli. Ma non lo alzo di nuovo. Non ha senso nascondermi.

È a questa persona che sto affidando la mia vita. A quel gomitolo di flanella che si nasconde il naso, e si strofina le gambe per scaldarsi.

A Kara.

Rabbrividisco anch'io, a vederla così. Ma torno a rivolgere lo sguardo al lago, molto presto. Non possiamo distrarci, questa notte. È da tanto che i mostri non ci attaccano, ed è passato un giorno dall'inizio dell'esperimento sulla persona più abile all'uso della Lángkard, in questa Congrega.

È un'occasione d'oro, per l'impostore. E quindi è anche l'occasione perfetta per coglierlo con le mani nel sacco.

Kara sospira, e si alza in piedi. Le lancio un rapido sguardo, e vedo che mi sta raggiungendo, ancora avvolta nella sua coperta di flanella. Forse vuole solo chiedermi se può prendere anche la mia per coprirsi. È appallottolata accanto alla sua Lángkard.

«Vuoi che ci diamo il cambio?» propone lei, avvicinandosi al parapetto, accanto a me. Non lascia andare la coperta.

«No,» rispondo io, «preferisco stare qui.»

Lei annuisce appena, per poi risistemarsi la coperta sulle spalle. Guarda anche lei in direzione del lago. Sembra davvero concentrata.

Infatti, la sua domanda, nata dal nulla dopo un silenzio troppo breve, mi spiazza.

«Perché hai due Lángkard?»

La guardo solo per una frazione di secondo, prima di abbassare lo sguardo alle mie mani. Si sono strette a pugno prima che me ne accorgessi.

The Darkest ThingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora