Capitolo Ventitre

2K 43 1
                                    

Dopo aver terminato di cenare, Alessandro si offrì di lavare i piatti. Mi sedei sul bancone quando aprì l'acqua. "Ti è piaciuta la cena?" Chiesi, quando lo vidi asciugarsi le mani.

"La miglior cena di sempre." Le sue mani si posarono ai lati dei miei fianchi, sul bancone, mentre lui si avvicinava al mio volto.

"La notte è ancora giovane. Sei stato un uomo fantastico, ti sei preso cura di me, mettendomi sempre al primo posto, meriti una ricompensa." Gli accarezzai il petto, baciandogli lentamente il collo.

"Sei sicura di volermi ricompensare in questo modo?" Mi chiese, prendendomi i fianchi tra le mani.

"Affermativo," scesi dal bancone, "Seguimi, ho un'altra sorpresa." Mentre camminavamo verso il piano di sopra, mi abbassai lentamente la vestaglia, rivelando l'intimo di pizzo.

Lui era dietro di me quando aprii la porta. Il letto era coperto da petali di rosa neri, l'unica fonte di illuminazione era la luce fioca delle candele e i giochini appoggiati sul comodino fecero sì che quella diventasse una vera e propria stanza del sesso. 

"Piccola... Questo è fottutamente... Non so neanche cosa dire," mi voltai e lo guardai, mentre lui continuava a vagare lo sguardo per la stanza, meravigliato.

"Voglio fare l'amore," i suoi occhi si appoggiarono nei miei e il suo lato dolce venne lasciato fuori da quella porta.

Sapeva cosa volessi dire con quella frase. Non volevo il sesso lento e sensuale, volevo che lui mi distruggesse. Mi sorpassò andandosi a sedere sul letto, mentre io mi trovavo in piedi di fronte a lui. "In ginocchio. Adesso." Obbedii.

"Ora ti sculaccerò. Tu le prenderai tutte, fino all'ultima, capito?" Annuii e lui mi schiaffeggiò con fermezza il culo. "Saranno di più se non userai le parole."

"Sì, signore." Venni ricompensata da lui che mi infilò un dito dentro la vagina, già pronta.

"Già bagnata, mm? Per chi sei bagnata, Athena?" Mi obbligò a cavalcare il suo dito nella speranza di ricevere qualsiasi tipo di piacere. La mia vestaglia di seta era l'unica barriera che consentisse alle nostre pelli di non toccarsi, ma era abbastanza corta da consentirgli un facile accesso al mio culo.

"Per te, signore." Piagnucolai quando non lo sentii più, il suo dito si ritrasse lentamente dalla mia fica stretta.

"Dieci sculacciate per aver alzato gli occhi al cielo durante la cena, aggiungine altre venti per aver cercato di lasciarmi e altre venti ancora per aver insinuato di aver ucciso il nostro bambino. Quante sculacciate riceverai, quindi?" Mi chiese, massaggiandomi il culo, preparandolo al dolore che dovrà sopportare a breve.

"Cinquanta, signore."

Alessandro mi afferrò i polsi, ancorandomeli dietro la schiena. "Se provi a fare un qualsiasi rumore, ne aggiungerò altre cinque. Se non conterai ne aggiungerò altre dieci. Ora cominciamo, capito?" Annuii, pentendomene immediatamente quando sentii il suo schiaffo colpire la mia coscia.

Oscillai in avanti, facendo uscire dalle mie labbra un gemito di dolore. "Sì, signore."

"Dimmi se vuoi che mi fermi." Non riuscii a rispondere che sentii la sua mano atterrare nuovamente sul mio culo. Piagnucolai, mentre gli schiaffi mandavano dei brividi dritti alla mia fica. Ogni schiaffo mandava una scarica elettrica al mio culo facendomi provare un piacere che non ero in grado di descrivere.

Quando avevo detto di voler fare l'amore, il suo lato oscuro e dominante si era impossessato di lui. Non mi diede neanche il tempo di recuperarmi dal primo, che sentii arrivare il secondo. I miei piagnucolii riempirono il silenzio nella stanza, assieme ai colpi della pelle contro pelle che mi venivano inferti.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora