Capitolo Venti

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Athena

Volevo uccidere Nate Thomas. Lo volevo tutt'ora.

Mi sentivo in colpa per tutto ciò che stava facendo Alessandro nel prendersi cura di me, senza prendersi del tempo per metabolizzare la perdita del suo bambino. Del nostro bambino.

Si stava prendendo cura di me ed io lo amavo, ma non l'avevo visto versare neanche una lacrima. Mi feriva sapere che dovesse sentirsi forte al mio fianco.

Sentii dei gentili baci posarsi su tutto il mio volto. "Piccola, è ora di svegliarsi." Alessandro cominciò a baciarmi dolcemente il volto. Borbottai avvicinandomi alle sue labbra.

Ridacchiò e mi accarezzò la schiena, spostandosi verso lo stomaco, ma io raggelai. Era stato un movimento impercettibile, però lui se ne accorse, tornando immediatamente a coccolarmi la schiena. "Serene è venuta a farti un po' di compagnia. Io, purtroppo, devo uscire."

Annuii e gli baciai velocemente le labbra. Si alzò e cominciò a togliersi i pantaloni. "Oh, Athena. Devo scusarmi," ritornò verso di me ed io mi sedetti sul letto. "Io- Tu significhi molto per me. Mi dispiace per il modo in cui mi sono comportato davanti a Tabitha. L'ho detto perché sapevo che sarebbe andato a dirlo alla stampa e non ero sicuro tu fossi pronta per questo. Non ci sono scusanti per aver ammesso che tu non fossi nulla, in realtà, tu sei la mia intera vita. Mi dispiace, Athena." Mi baciò il tatuaggio e mi persi nelle sue iridi sincere.

Sorrisi e gli accarezzai la guancia, "So che sei dispiaciuto, ma-" Un'espressione preoccupata gli deturpò il volto, facendomi ridere, "-Non ti permetterò di farmi tua. Devi riconquistarmi."

"Naturalmente, amore mio. Farò il possibile." Mi baciò il palmo e si alzò. Quando finì di vestirsi si riavvicinò baciandomi l'occhio, la guancia, il labbro ed il collo. "Sei bellissima. Lo sei sempre stata e sempre lo sarai." Sorrisi. 

Quando se ne andò, Rachael e Serene entrarono con un enorme sorriso sui loro volti. "Sapevo che non saresti morta. Sei immortale," disse Rachael, cercando di nascondere il tono triste. Ridemmo, Serene stava cercando in tutti i modi di non piangere.

Aveva un braccio rotto ed il volto di chi aveva pianto per tutta la notte. "Come stai?" Si sedettero sul mio lettino.

"Sto bene, Serene. Dal modo in cui mi state guardando capisco che sapete tutto." Mi presero una mano contemporaneamente.

"Mi dispiace. Nessuno si merita di perdere un figlio."

"Non sapevo neanche di essere incinta" sbuffai. "Avevo tutti i sintomi, ma li avevo ignorati. Naturalmente." Mi morsi il labbro, così da non scoppiare a piangere. Ero stufa. Mi faceva sentire debole.

"Athena, sai che non è colpa tua, vero?" Mi chiese Rachael.

"Alessandro me l'ha ripetuto per tutta la notte, ma non riesco a credergli. Avrei dovuto almeno notare che ci fosse qualcosa di diverso."

"Lui ti fa bene. Sono felice che stia al tuo fianco ed ha ragione. Chiunque ti ha ridotta così, soffrirà. Te lo prometto."

Oh credetemi, lo sapevo.

"Sono felice di vedervi, ragazze!" Dissi, avvicinandomi a loro per un abbraccio di gruppo.

"Oh, anche io! Oliver è venuto qui per qualche strano motivo?" Mi chiese Serene.

Rachael alzò gli occhi al cielo con un debole sorriso. "Sì, come fai a saperlo?"

Risero, "Diciamo soltanto che se tuo marito non possedesse questo ospedale e non odiasse Oliver con tutto se stesso, non saremmo qui."

"Cos'hai fatto, Serene?" Rise ed entrambe si sistemarono sul lettino.

"Innanzitutto, gli ho detto che ti avrei allontanata da lui. Poi ho continuato dicendogli che poteva tornare dalla sua sgualdrina." Risi, così come Rachael.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora