Capitolo Quarantasette

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Alessandro

L'uomo più felice del pianeta.

Ecco come si sentivo da tutto il giorno. L'uomo più felice sul pianeta terra. Athena era diventata finalmente mia moglie.

La presi tra le mie braccia e la portai in hotel, salimmo all'ultimo piano dove erano situate le suite più costose di tutte. Il suo vestito ed il suo velo non mi stavano aiutando affatto e cominciavo a pentirmi di averle permesso di spendere 400.000$.

Una volta raggiunta la stanza, aveva ancora un sorriso sul volto. "Vorrei che la giornata di oggi non avesse una fine," ammise, voltandosi verso di me, mentre si toglieva il velo.

"Anche io. Possiamo sposarci di nuovo, un domani," le sorrisi, guardandola e lei rise.

"Assolutamente no. Andresti in bancarotta." Allacciò le braccia attorno a me ed io feci scorrere le mie lungo il suo corpo.

"Non andremo in bancarotta, piccola. Sei mia moglie adesso, i miei soldi sono i tuoi soldi."

"Ed i miei soldi sono i tuoi, giusto?"

"No. I tuoi soldi sono i tuoi soldi." Alzò scherzosamente gli occhi al cielo, sapendo quale sarebbe stata la mia risposta. "Ti amo, Signora Sinclair."

"Ti amo anche io, Signor Sinclair." Mi baciò la guancia e si voltò, pronta a togliersi l'abito. "Vai in camera. Ho una sorpresa per te." Sorrisi ed attento a non calpestarle l'abito, mi allontanai, fiondandomi in camera per vedere cosa mi aspettasse.

Era decorata come avevo chiesto, ma ciò che non sapevo era del palo di pole dance che era stato installato. Athena avrebbe ballato per me. Sì, non avremmo mai divorziato. Mi tolsi la giacca con un sorriso, appoggiandola allo schienale della sedia riposta proprio davanti al palo.

Mi slacciai la cravatta e guardai il cielo scuro. Cazzo, ce l'avevo già duro al pensiero che avrebbe fatto pole dance. Allentai la cravatta, lanciandola sul pavimento e mi sedetti sulla sedia, in attesa dell'ingresso di mia moglie.

"Alessandro." Mi chiamò e le porsi la mia attenzione. Athena indossava un tanga in pizzo rosa chiaro che non l'asciava assolutamente nulla all'immaginazione ed il reggiseno che indossava le sollevava il seno, lasciandole scoperti i capezzoli. "Ti piace?" L'unica cosa che riuscii a fare fu annuire, continuando a guardare mia moglie. Mi sorrise, avvicinandosi con addosso una vestaglia bianca trasparente. La veste strisciava per terra, mentre lei camminava verso di me.

Si fermò di fronte a me, slacciandosi lentamente la vestaglia. "Farà male al bambino?"

Lei mi sorrise, "No, ho già chiesto al dottore." Annuii e la guardai legarmi le mani con il cordino della vestaglia, dietro la sedia. "Ora, stai tranquillo e lasciami ballare per te."

"Sì, signora."

Una volta che le mie mani furono legate, fece iniziare la musica, avvicinandosi al piccolo palco. La guardai divertito, mentre circondava il palo. Ci appoggiò le mani sopra, dandosi la spinta per allacciarci le gambe attorno. La parte sopra del suo corpo si allontanò dal palo, reggendosi con una sola mano, mentre ondeggiava.

Entrambe le sue mani si riappoggiarono sul palo quando aprì le gambe per farle fluttuare in aria. Quando cazzo aveva imparato a ballare così? Le riavvicinò al palo e tenendosi con queste, allontanò le braccia, facendole scorrere sensualmente lungo il suo corpo.

Una volta raggiunto il pavimento, riappoggiò le mani sul palo e sollevò le gambe, ritrovandosi a testa in giù. Una delle sue gambe si allontanò dal palo, andando ad incrociarsi sul ginocchio della gamba che fluttuava per aria. Si girò, tenendo sempre una gamba in aria ed arcuando la schiena. Si abbassò, tenendosi con le mani, prima di tirarsi giù il tanga e rimettersi in piedi.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora