Scelsi la strada più breve per tornare a casa, cercando di arrivarci prima di Oliver così che non mi facesse domande su ciò che avevo comprato. Non potevo nascondere tutto in auto, visto che ogni tanto facevamo a cambio quando uscivamo insieme, sarebbe stato piuttosto strano tenere tutti gli acquisti in garage.
"Cazzo," sospirai, mordendomi il labbro inferiore mentre pensavo a dove avrei potuto nascondere le borse. Entrai nella cabina armadio, tirando fuori tutti i tacchi e le scarpe che avevo. Avevo già portato al piano di sopra le cose che avevo comprato per Alessandro e le avevo nascoste nelle scatole, sapendo che Oliver non avrebbe ficcanasato nelle mie cose.
Rimanevano soltanto pochi minuti, così mi affrettai a risistemare le scatole ed a strappare gli scontrini, prima di buttarli via. Avere una doppia vita era difficile quando si era sposati. Indossai un paio di pantaloncini ed una canottiera che mi stringeva e sollevava il seno.
L'auto di Oliver entrò nel vialetto quando cominciai a sistemare le cose che avevo comprato per me stessa. Sapevo già che reazione aspettarmi nel momento in cui sarebbe entrato, gettando le sue cose sul letto, mentre io ero immersa nei vestiti. "Sinclair vuole che lo strozzi," mi disse infuriato. Dubitavo fortemente ne fosse in grado, visto che non gli arrivava neanche al collo a meno che non si mettesse in punta dei piedi, ma okay.
"Cos'è successo? E potresti non buttare le tue cose sopra i miei vestiti?" Dissi, ripiegandone alcuni.
"Scusa, ho avuto una giornata orribile," spostò la ventiquattrore dal letto, cominciando ad allentarsi la cravatta. "Mio padre vuole lavorare con la Sinclair. Vorrebbe tipo fondere le aziende o comunque stipulare qualche tipo di accordo."
"Perché?"
"Perché non ha senso competere quando potremmo lavorare assieme. Penso sia un'idea piuttosto stupida, ci mostriamo deboli."
"Ma non sarebbe un bene diventare partner di un'azienda come la Sinclair? Non ne trarreste dei benefici?"
"Stai dicendo che la sua azienda è migliore della mia?"
Sì. "No, sono le statistiche a dirlo. Sono d'accordo con tuo padre."
Si era tolto la camicia ed ora si stava slacciando la cintura. "Fanculo a ciò che dicono le statistiche. Alessandro Sinclair non è un uomo d'affari. Quando sono andato nel suo ufficio, era al cellulare con una donna, stavano flirtando e sembrava non avesse voglia di ascoltarmi." Mi morsi l'interno guancia per bloccare il sorriso che mi stava per nascere sul volto.
"Almeno a lui piace stare al telefono con la sua ragazza," mormorai ad alta voce, così che mi sentisse.
"Un buon amministratore delegato non sta al cellulare con qualcuno di fronte ad un suo possibile partner." Mi disse infastidito dalla mia affermazione. "Perché sembra che tu preferisca Alessandro?"
Risi dentro di me e gli risposi, "Non è così," mentii. "Ma non puoi essere sconvolto dal fatto che tuo padre stia cercando di far crescere la sua azienda."
"Nostra."
"Cosa?"
"Hai detto sua, è la nostra azienda e presto sarà mia."
Annuii. "Sicuramente," mi diressi verso la cabina armadio e sistemai alcuni dei vestiti che avevo piegato.
"Sei d'accordo con chiunque, eccetto me"
"Sto solo dicendo che non dovresti permettere al tuo ego di farti rovinare una simile opportunità," feci spallucce, prendendo altri vestiti.
"Il mio ego? Athena cosa stai dicendo?"
"Cosa intendi?"
"Stai sempre cercando di buttarmi giù ultimamente."
Sollevai un sopracciglio in maniera allusiva. "Oliver, tu mi hai denigrata più volte di quanto riesca a ricordare. Non voglio discutere con te."
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Un mio problema
Storie d'amore"Voglio che mi scopi." Athena Escarra, un promettente avvocato che ama il suo lavoro più di qualsiasi altra cosa. Sposata con Oliver Smith, con cui è rimasta per sei anni, senza mai aver intrattenuto una relazione vera e propria. Questo finché non i...