Capitolo Quattro

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Io ed Oliver ci rincontrammo soltanto la mattina successiva. Mi aveva detto di essersi ubriacato e di essere andato a causa di un suo amico a dormire perché non voleva farsi vedere in quello stato. Si scusò per il suo comportamento e mi aveva ripetuto di amarmi. Sembrava una stronzata, detto dal mio sesto senso di avvocato, ma decisi comunque di credergli. Aveva addosso l'odore di un profumo scadente e per essere il giorno dopo una sbornia non sembrava stare poi così male. Avrebbe dovuto trovare una scusa migliore, aveva sposato un avvocato per l'amor di Dio.

Oggi, indossavo un semplice abito rosso scuro con dei tacchi del medesimo colore. Sarei dovuta andare da Bella, oggi era il giorno della sua testimonianza, era un testimone oculare dopotutto e questo avrebbe sicuramente aiutato con il caso. Mi sistemai le ciglia finte e mi misi il rossetto rosso scuro, prima di lisciarmi i capelli.

Oliver entrò in stanza con i suoi soliti pantaloni marroni ed una camicia rossa. "Dove stai andando?" Guardò il mio completo.

"Devo vedere la figlia di una cliente," continuai a passarmi la piastra, senza guardarlo.

"Penso che dovresti cambiarti," mi accigliai e allontanai la piastra dai miei capelli, osservando il mio riflesso nello specchio.

"A me piace." Si avvicinò e cominciò ad abbassare la zip del mio vestito.

"Fa sembrare i tuoi fianchi più larghi, inoltre, hai preso qualche chilo," abbassai lo sguardo mentre mi baciava la schiena. Pensavo di apparire professionale con questo vestito, ma ciò che mi aveva detto mi stava facendo cadere in un vortice di insicurezza.

Tenni il vestito sul davanti, così che non cadesse una volta abbassate le maniche, mentre continuava a baciarmi. "Hai ragione," dissi, ricacciando indietro le lacrime.

"Sai che te lo dico perché voglio che appari al meglio, giusto?" Annuii. "Ti amo."

"Ti amo anche io." Appena Oliver lasciò la stanza, permisi alle lacrime di scorrermi lungo le guance. Lui ti ama, mi ripetei. Mi asciugai le lacrime, togliendomi l'abito e continuando a lisciarmi i capelli. Mi avvicinai l'armadio e presi un paio di pantaloni color crema a vita alta ed una camicia in pizzo nero. Abbinai il tutto con un paio di Louboutin.

Conclusi il tutto con un blazer bianco a cui abbinai un lip gloss ed un paio di orecchini di diamanti. Oliver sorrise quando vide cosa stavo indossando e mi baciò la fronte. "Sei bellissima."

"Grazie," sorrisi, permettendogli di baciarmi. Mi abbottonai il blazer e presi la ventiquattrore e la borsetta nera.

Mi tenne aperta la porta e mi salutò, "Buona giornata. Non tornare tardi così possiamo andare a comprare un vestito," annuii e sorrisi, baciandolo velocemente prima di andarmene.

Dal quando che avevo cominciato a fare l'avvocato mi ero ripromessa di separare la vita privata con quella professionale, le due cose dovevano viaggiare su rette parallele, senza mai incontrarsi. Lasciai la moglie amorevole da un lato ed arrivai da Brinda come l'avvocato che tutti vorrebbero. Le sue guardie del corpo rispettarono le procedure di sicurezza, segnale che non credeva che il Signor Dubois non fosse in grado di pagare qualcuno per fare loro del male.

Ci stringemmo la mano, poi mi condusse verso sua figlia, Bella. Entrammo nella sua stanza, un letto era posizionato a ridosso di una finestra, una piccola scrivania giaceva al lato del muro e sopra vi era un computer, circondato da diversi fogli. Un armadio era riposto davanti al letto con una TV incastrata in esso. "Bella, è arrivato l'avvocato. Lei è la Signora Escarra, salutala."

Bella seguì il suggerimento della madre e mi porse la mano, facendomi sorridere. Non doveva avere più di quattordici anni e somigliava molto alla madre, fatta eccezione per gli occhi verdi. "Ciao. Ci aiuterai a liberarci del mio papà, vero?"

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora