Capitolo Ventisei

1.9K 34 0
                                    

Alessandro

Non avevo, mai, baciato una donna sotto la pioggia. Athena era speciale perché se fosse stata qualsiasi altra persona, non l'avrei amata come facevo, e non avrei mai sperimentato un momento simile. E lasciatemelo dire, era la miglior esperienza che avessi mai potuto fare.

Non sapevo cosa fosse, ma provavo questo amore totalizzante che riempiva ogni fibra del mio essere. Sapevo, senza alcun dubbio, che non avrei mai permesso ad una donna che mi faceva provare dei simili sentimenti, di andarsene. Sapevamo che avremmo potuto ammalarci, ma avevamo lo stesso deciso di baciarci. Definitemi un debole, un innamorato, ma tutto ciò mi faceva sentire speciale.

Athena Escarra mi aveva baciato sotto la pioggia.

Non appena tornammo a casa lei cominciò a cuocere gli hamburger. Mi sedetti sul bancone con un bicchiere d'acqua ed il computer. Aveva voluto che continuassi a lavorare dopo la doccia. Avevo provato a fare sesso con lei, ma non aveva voluto, utilizzando la scusa che sarebbe stato solo sesso dovuto dall'ebbrezza dell'esperienza che avevamo appena vissuto. Fisicamente e mentalmente.

Indossava una maglietta corta, senza reggiseno, ed un tanga in pizzo rosso che mi faceva venire voglia di scoparmela seduta stante. Mi aveva obbligato ad indossare un paio di pantaloni della tuta, senza maglietta e la sola collanina d'oro. "Mi eccita," mi aveva detto, comportandosi come se non son stessi cercando con tutte le mie forze di non penetrarla. La musica riempiva il nostro silenzio, Patienly di JMSN, faceva da sottofondo.

Alzai lo sguardo dal computer e la guardai girare gli hamburger, mettendosi sulle punte per prendere qualcosa dalle mensole. Quella sola semplice azione mi faceva provare ancora più amore nei suoi confronti. Sorrisi, tornando con lo sguardo verso il computer e dimenticandomi ciò che stavo facendo. 

Sentii le sue braccia allacciarsi attorno al mio collo ed il suo mento posarsi sulla mia testa. Sapevo che stava sorridendo. "Quanto sei riuscito a lavorare?"

"Molto. Dovrei terminare prima del pranzo." Lei annuì, baciandomi velocemente la guancia prima di tornare ai fornelli. Le patatine cominciarono a bollire e lei portò la sua attenzione su di loro.

Lei che cucinava ed io seduto a fare il mio lavoro, mi fecero mancare il fiato. Volevo premere pausa così che potessimo vivere questo momento di pace e serenità per sempre. Mi faceva provare una cosa strana nel petto essere seduto lì, a vivere la quotidianità con il mio amore. Mi era anche difficile respirare, perché qualsiasi cosa fosse, mi toglieva il respiro. Non c'era una parola che potesse descrivere lo strano sentimento che provavo per lei, ma cazzo, lo adoravo.

Amavo essere lì con lei e sapere che mi sarei svegliato al suo fianco per il resto della mia vita mi faceva provare una strana sensazione di perenne euforia. Prima di Athena, la mia casa era buia, noiosa. Con lei, sembra rinata, più rilassante, calma, piacevole. Anche se era casa mia, ormai apparteneva a lei. Soltanto ora potevo definirla davvero così, casa.

Sorrisi, tornando a visionare dei documenti mentre Athena terminava di cucinare. Eravamo solo noi. In pace. Con serenità. In un'atmosfera d'amore. Una volta terminata la cottura della carne la appoggiò in un piatto, attenta a non sporcare in giro. Le patatine ci misero qualche minuto in più, così dopo averle controllate, si incamminò verso di me, sedendosi sul mio grembo.

Appoggiò il capo sulla mia spalla e chiuse gli occhi, sorridendo. Le baciai la guancia e conclusi l'ultima verifica. "Finito," annunciai e lei aprì gli occhi, guardandomi inviarlo. Ci sedemmo sulle sedie, in attesa che le patatine finissero di cuocere. Il suo corpo si rilassò sotto il mio tocco ed io mi sentii grato di essere in grado di riuscirle a fare quest'effetto.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora