Capitolo Trentaquattro

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Athena

Alessandro aveva pianto la scorsa notte.

Mi aveva permesso di stargli vicino. Mi aveva concesso di dimostragli che ci sarei stata per lui. Mi aveva concesso di asciugargli le lacrime. E per un uomo come Alessandro, permettere a qualcuno di vederlo in quello stato così vulnerabile, era un livello importante della relazione.

Avevo potuto finalmente vedere quanto soffrisse per la perdita di nostro figlio e faceva male. Mi faceva male sapere che pensasse che fosse colpa sua. Ero felice di essere stata al suo fianco, anche se significava rimanere in silenzio e stringerlo a me.

Il momento che abbiamo condiviso nel suo ufficio e poi, in camera da letto, sarebbe rimasto nella mia memoria per sempre. Erano questi i momenti in cui vedevo i suoi occhi argento guardarmi con tanto amore. Erano questi i momenti in cui sapevo di voler trascorrere il resto della mia vita con lui. Mi aveva mostrato il suo lato triste ed io non potevo che esserne più felice.

Quel momento era un punto fermo che sarebbe, per sempre, rimasto custodito nel mio cuore. Solo pensarci mi faceva sorridere e battere forte il cuore. E quando ci eravamo baciati, Dio, era stato così diverso dal solito. Mi sentivo di aver trovato la mia anima gemella, la mia parte mancante. Era stata un'ondata di calma, di quiete.

Attraverso quel bacio ero stata in grado di mostrargli quanto gli fossi grata, per avermi mostrato quel lato di lui. Un lato che cercava di nascondere al mondo perché pensava lo rendesse debole.

Vederlo piangere ed inzupparmi la maglietta era stato fantastico. Aveva pianto. Aveva pianto e mi aveva concesso di stringerlo a me. Mi sentivo di fluttuare. Non volevo tornare con i piedi per terra se questo avesse significato non vedere mai più quel lato di lui. Avrei fluttuato per l'eternità soltanto per stringerlo a me e prendermi cura di lui, come aveva fatto per me.

"Hai finito di pulire?" Sbadigliò Wren, stiracchiandosi ed io annuii, vedendola entrare. Le feci il bagno e le misi una delle magliette che aveva comprato il giorno precedente. Io mi ero messa una delle camicie di Alessandro che mi faceva da vestito. Io e Wren ci eravamo svegliate prima di lui ed io volevo farlo riposare, vista la notte precedente.

Wren si sedette sul pavimento a giocare con i gattini, mentre io preparavo la colazione. L'attico era calmo, 'Like I Want You', risuonava in sottofondo. Pensai che a Wren piacesse quella canzone, dal momento che cominciò ad annuire e canticchiare in alcune parti, mentre continuava a giocare.

Non c'erano rumori, non c'era caos, non c'era niente se non io, Wren ed Alessandro. Oggi provavo una strana sensazione di quiete a cui avrei voluto abbandonarmi tutti i giorni. "Buongiorno, amori miei," ci salutò Alessandro, scendendo le scale con i pantaloni del pigiama addosso. 

Sollevò Wren, baciandole la guancia. "Perché abbiamo dei gatti?" Si avvicinò a me, guardando i cuccioli.

"Beh, inizialmente dovevamo prenderne uno solo per Wren, ma poi quella piccola palla di pelo mi ha guardata," presi Luna e la strinsi tra le mie mani, mostrandogli i suoi occhietti. "Vedi? Come si può dire di 'no' a questi occhi?" Luna gli leccò il volto e lui fece un'espressione disgustata, cercando di nascondere un sorriso.

Alzai gli occhi al cielo e la riappoggiai al pavimento. "Lui si chiama Tofu. Andiamo ad accarezzarlo." Alessandro ascoltò la piccola comandante e potei vedere che si era già affezionato ai due nuovi membri della famiglia. Riappoggiò Wren sul pavimento e lei si diresse verso l'area gatti.

Alessandro mi circondò il corpo con le braccia e mi baciò la guancia, appoggiando il mento sulla mia spalla. "Gli occhi di Luna mi ricordano i tuoi. Come posso dire di no ai tuoi occhi." Girai il bacon con un sorriso. "Grazie molte, davvero. Per la scorsa notte."

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora