Capitolo Dodici

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Quando Oliver rientrò a casa, si decise finalmente a dirmi della festa ed io non menzionai il fatto che ne ero già a conoscenza. Indossai un abito lungo a sirena di colore rosso, le bretelline erano sottili e lo spacco partiva da metà coscia. Ci abbinai un paio di sandali col tacco. Il vestito lasciava scoperta gran parte del mio decolleté e accarezzava le mie forme nei punti giusti.

Oliver aveva indossato, invece, un paio di pantaloni blu ed una camicia bianca, il tutto abbinato ad un paio di scarpe di vernice nera. I capelli erano tirati indietro, come sempre, mentre io avevo optato per tenere i miei naturali, leggermente mossi e sciolti. Non gli piaceva la scelta della mia acconciatura, ma dovevamo uscire di casa se volevamo arrivare in tempo, infatti non mi cambiai.

Quando arrivammo mi prese la mano per mostrare alle persone presenti che eravamo insieme. Ero piuttosto stanca, ma volevo cercare di essere una moglie decente e quello era il minimo che potevo fare. "Athena. Bella come ricordavo." Lui, Albert, mi prese la mano, baciandola.

"Grazie," sorrisi falsamente e ritirai la mano quando le sua labbra si soffermarono più del dovuto. Oliver mi presentò i suoi colleghi ed alcuni dei suoi dipendenti, anche quelli che già conoscevo. "É bello rivederti, Gina." La abbracciai e lei ricambiò.

"Anche per me, Athena. Spero che vada tutto bene con il caso."

"Grazie-"

"Andrà tutto bene. É mia moglie, dopo tutto." Lui e Chase risero alla battuta per niente divertente, mentre io e Gina sorridemmo stranamente.

"Grazie, Gina. Come stanno i gemelli?"

Il suo volto si illuminò alla menzione dei suoi figli. "Bene, mi mancano molto anche se li vedo tutti i giorni. Sono diventati dei piccoli imbroglioni," ridacchiò.

"Non vedo l'ora di avere anche io dei figli." Oliver mi guardò, intimandomi di dirigermi verso un altro discorso.

"Sarebbero dei bambini bellissimi, soprattutto se prendono i tuoi geni."

"Sarebbe meglio! Non voglio tenere un bambino per nove mesi nella mia pancia se non mi assomiglia nemmeno!" Ridemmo e Oliver si schiarì la gola.

Capitava molto spesso ad eventi come questi che gli amici di Oliver portassero le amanti invece delle mogli, anche quando c'erano loro flirtavano comunque con altre donne. La persona con cui parlammo dopo fu Alex. "Athena, sei bellissima con questo abito. Il tuo corpo è meraviglioso."

"Grazie." Disgustoso pezzo di merda.

"Oliver, è un piacere rivederti." Cominciarono a parlare di lavoro ed io rimasi lì in piedi, annuendo ogni volta che mi chiedevano qualcosa e ridendo per le loro battute che pensavano divertenti. Ero come un accessorio al fianco di Oliver, non sembrava mi volesse al suo fianco come sua moglie, ma più per l'immagine dell'azienda.

"Possiamo andare a sederci al bar? Abbiamo già incontrato un centinaio dei tuoi amici."

"Ne abbiamo visti solo alcuni, Athena."

"Ma li ho già visti diverse volte. A chi altro devo dire ciao stasera?"

"Hai a malapena parlato con qualcuno di loro."

"Ho parlato con loro. E inoltre sono dei viscidi che continuano a guardarmi le tette." Mi sistemai le bretelline.

"Beh hai scelto un abito che gli dà l'opportunità di vedere."

"Quindi è colpa mia se non riescono a tenere gli occhi nei miei? Tu lo stai facendo piuttosto bene."

"Perché io sono abituato a vederle e non sto dicendo questo. Io-"

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora