Capitolo Sei

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Perché la mia vita deve essere così complicata? Al lavoro mi impegnavo al massimo delle mie capacità, ma non riuscivo proprio a capire cosa dovessi fare con la mia vita privata.

Avevo voglia di rivivere una notte come quella che avevo trascorso sei mesi fa. Ma ad Oliver non piacevano i tatuaggi, non sarebbe mai rimasto sveglio tutta la notte e non sarebbe mai riuscito ad intrattenermi in quel modo e ne ero al 100% consapevole che non eravamo sullo stesso piano sessuale.

Presi la borsa e la ventiquattrore prima di uscire dall'auto. "Ti amo, Oliver Smith." Feci un respiro profondo, cercando di distogliere il pensiero di Alessandro dalla mia mente ed entrai in casa. Oliver era seduto sul divano, già vestito, mentre guardava la TV.

Gli diedi un bacio sulla guancia e poi mi diressi al piano superiore per farmi una doccia. Non sapevo perché avevo bisogno di comprare un abito, dal momento che ne avevo già molti nell'armadio. Dopo essermi lavata, indossai un paio di pantaloncini neri, una felpa dei Rolling Stones e le mie fedeli Jordan rosse.

"Sei-" Oliver entrò e quando notò cosa indossavo, sollevò le sopracciglia. "Sai che i paparazzi si trovano nei dintorni, vero?" Io annuii. "Vuoi essere colta vestita così al mio fianco?"

Sospirando, mi legai i capelli in una coda, lasciando due ciocche davanti, libere. "Sì, Oliver. Mi sento a mio agio vestita così e non ho intenzione di vestirmi come te per uscire." Come al solito indossava i pantaloni marroni ed una camicia blu, mentre i suoi capelli erano tirati all'indietro con il gel.

"Come me?"

Presi il mio portafoglio e lo infilai nella tasca della felpa, superandolo. "Non importa. Stiamo andare a fare shopping, non penso che interessi a qualcuno cosa indosso."

"Stai dicendo, forse, che mi vesto come una persona di classe?" Ci incamminammo al piano inferiore e lui prese le sue chiavi.

"No, non proprio. Ti vesti ogni giorno nella stessa maniera," feci spallucce, incamminandomi verso l'auto.

"Questo perché voglio apparire presentabile. Perché, invece, tu indossi dei vestiti scadenti, quando potresti indossare quelli di marca?" Mi disse, sbattendo la porta d'ingresso. Cominciò ad avvicinarsi con un'espressione arrabbiata dipinta sul volto.

"A volte voglio apparire come una persona normale. Possiamo non litigare e goderci questo tempo assieme? Per favore?"

"Lo facciamo sempre, ma certo," mi accomodai sul sedile del passeggero e puntai lo sguardo fuori dal finestrino. Le discussioni inutili erano diventate quotidiane, ormai. Quando dicevo o indossavo qualcosa che a lui non piaceva litigavamo per qualche minuto, poi lui puntualmente se ne andava.

Il tragitto era stato estenuante, lungo e pervaso da un silenzio imbarazzante. Oliver aveva ragione, i paparazzi riempivano l'esterno del lussuoso negozio, mentre scattavano delle foto ad un'altra coppia. Sollevai il cappuccio della felpa sul mio capo, poi scesi dall'auto, camminando al fianco di Oliver.

Di solito gli chiedevano della sua azienda, essendone quasi l'amministratore delegato, quindi quando sentii il nome di Brinda, rimasi sorpresa. Oliver tolse la mano dalla mia schiena, probabilmente sorpreso, ed io sorrisi.

"Il Signor Dubois finirà in carcere?"

"Bella siederà al banco dei testimoni?"

"La Signora Dubois permetterà a Bella di vedere il padre?"

Mi ponevano domande a cui, legalmente, non potevo dare risposta, inoltre alcune erano davvero stupide. Utilizzai una mano per coprirmi il volto dalle luci dei flash e con quella libera afferrai Oliver. Mentre camminavamo il suono della voce dei paparazzi ed i click delle telecamere si placarono.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora