Capitolo Ventotto

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Athena

In trappola.

Ero in trappola e non avevo modo di sfuggire al centesimo orgasmo.

"Sandro! Ah!" Piagnucolai, cercando di allontanarmi dal suo corpo. Un vibratore mi stimolava il clitoride, mentre l'altro, dentro di me, era stato azionato alla massima velocità.

"Così incantevole," mi elogiò, succhiandomi e mordendomi i capezzoli. Le mie gambe tremarono e le mie mani si chiusero in due pugni, mentre squirtavo. Il vibratore dentro di me venne estratto, sostituito da tre delle sue dita.

"Per favore..." Lo pregai, ma lui mi ignorò, rimuovendo anche l'altro. Le lenzuola erano bagnate a causa di tutti gli orgasmi che avevo ricevuto mescolati alle mie lacrime.

"Mi ami?"

Volevo ucciderlo. "Sì."

"Allora vieni qualche altra volta e avremo terminato." Mi baciò sulle labbra, allontanandosi da me per andare a prendere qualcosa nell'armadio. Stritolai le corde, sapendo di non essere in grado di sfuggire alla loro morsa. Avevo una relazione di amore ed odio con l'essere legata.

Si avvicinò e mi sciolse le corde, sorprendendomi. Non durò molto, perché mi trascinò su di lui, riempendomi con tre dita. "Ti sculaccerò."

Piagnucolai, il mio corpo tremava ancora e le mie pareti si stringevano attorno alle sue dita. "Sai perché ti sculaccio?" Muoveva le dita dentro e fuori ad un ritmo terribilmente lento.

"N-no."

"Cinque sculacciate per non avermi mai chiamato 'signore', altre cinque per non avermi mai chiamato o scritto. Venti per aver dubitato che ti avrei sposata. Dieci perché voglio assicurarmi che il tuo culo diventi rosso con sopra incisa la mia impronta. Mi fermerò a quaranta perché oggi mi sento generoso."

Questo per te è essere generoso? Sei un fottuto psicopatico.

Il primo schiaffo fu il più generoso di tutti. Il mio corpo sobbalzava ad ogni colpo in cui la sua mano si schiantava sul mio culo. Ad un certo punto aveva dovuto legarmi nuovamente le mani perché mi contorcevo troppo. Ogni sculacciata diventava più forte e più veloce di quella precedente.

Senza darmi il tempo di recuperare, mi colpì nuovamente una natica ed io strattonai le mie mani nel sentire il piacere che mi arrivò dritto al clitoride. "A quante siamo?" Le sue mani si posarono sulla mia fica, mentre io cercavo di cancellare la traccia delle lacrime con la spalla.

"V-venti, signore." Avevo imparato la lezione la prima volta che mi aveva sculacciata. Come ricompensa, mi massaggiò la pelle lesa, abbassandosi per baciarla dolcemente. Il suo respiro era incontrollato, come se stesse cercando di combattere contro il suo demone che voleva distruggermi in mille pezzi.

"Brava ragazza," mi afferrò per i capelli facendomi reclinare il capo ed io gemetti. Continuò a schiaffeggiarmi, la stanza era riempita dai suoni della sua mano contro la mia pelle e del mio pianto. Mi sentivo andare a fuoco ad ogni schiaffo, "S-signore! Oh Dio!" Annaspai, spingendo in alto il sedere per averne ancora. Lui grugnì come se le mie urla ed il mio pianto gli accendessero qualcosa dentro.

"T-trentanove, Signore." Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance quando indirizzò l'ultima sculacciata nel punto più sensibile del mio sedere. Mi trascinò sul suo grembo e mi asciugò le lacrime, baciandomi le labbra tremolanti.

"Hai preso tutte le sculacciate come la brava troietta che sei. Le brave troiette vanno sempre ricompensate. Vuoi ricevere il tuo premio, piccola?" Annuii e lui mi appoggiò sul letto. Sospirai alla sensazione urticante delle lenzuola contro il mio culo.

Un mio problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora