Capitolo Ventinove

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Questa sarebbe stata la prima volta che avrei rivisto Nate dopo la sua aggressione.

Aveva detto un sacco di stronzate ed ora mi trovavo qui a fare dei respiri profondi in compagnia di Alessandro. No, non avevo paura. Ero conscia che tutti avrebbero provato un po' d'ansia nel vedere il colpevole dell'omicidio del proprio figlio. Anche se non sapeva che fossi incinta.

La mia mano era appoggiata sul cuore di Alessandro che batteva ad un ritmo regolare ed io cercai di imitarlo. "Sarò proprio dietro di te, ok?" Annuii, continuando a respirare profondamente, mentre lui mi parlava. "Ti amo. Sei forte, bellissima e senza paura, piccola. Ti amo."

Mi baciò ripetutamente la mano ed il mio battito finalmente si regolarizzò. "Okay, sono pronta," lui annuì, appoggiando le sue labbra sulla mia fronte. Feci un ultimo respiro e vidi Brinda avvicinarsi, sembrava volesse scavarsi una fossa e morirci dentro.

"Ciao, Brinda," sorrisi, avvicinandomi a lei ed abbracciandola.

"Ciao, Signora Escarra," mi strinse a sé con un sorriso.

"Sei pronta per andare al banco dei testimoni, sì?" Lei annuì e fece un respiro profondo. "Se hai bisogno di un minuto per prepararti, prenditi il tuo tempo. Abbiamo dieci minuti prima di entrare." Le sorrisi e lei annuì di nuovo, sedendosi su una delle panchine.

Mi riavvicinai ad Alessandro, "Sembri stanca."

Alzai gli occhi al cielo, "Grazie per essere così confortante. Pensavo di essere bellissima."

Lui sorrise, "Sei la più bella, ma stanca persona del mondo," ridacchiai, appoggiando le mani sulle sue braccia, mentre lui appoggiava la sua sul mio culo. "Sta guarendo bene il tatuaggio?"

"Sì, forse avrei dovuto aspettare a farlo," non mi rispose, guardandomi come se fosse in uno stato di trance. Sorrisi ed i suoi occhi si spostarono sulle mie labbra.

"Il Giudice è pronto per voi." Allontanai le mani dalle sue braccia e mi avvicinai a Brinda.

"Pronta?"

"Pronta," annuì con un sorriso. Ricambiai il gesto e presi le mie cose dalla panchina, mentre mi incamminavo verso l'entrata con Alessandro dietro.

I miei occhi si fermarono su Nate. Sembrava piuttosto conciato male, aveva un braccio ed un polso rotto, il naso anche, lividi sulla fronte e sul labbro. Sapevo che Alessandro aveva preso parte nel ridurlo in quello stato, me l'aveva detto prima che arrivassimo qui. Mi aveva anche detto che aveva ricevuto la metà di quanto gli era effettivamente dovuto.

Si sedette dietro di me, mentre Brinda si accomodò al mio fianco. "Tutti in piedi," disse l'ufficiale giudiziario e tutti eseguimmo l'ordine, mentre il giudice faceva il suo ingresso. Avevo un piano perfetto per liberarmi per sempre di Nate come avvocato e farlo finire in prigione.

Ci sedemmo ed il giudice parlò, "Il suo testimone." Fece un cenno del capo verso di me e Brinda si alzò, avvicinandosi al banco. La sua azione creò dei chiacchiericci, ma il giudice si premurò di farli cessare istantaneamente.

Dopo aver giurato di dire soltanto la verità con una mano sulla Bibbia, era pronta per le domande. "Quando e perché si è innamorata della difesa?" Le domandai.

Lei rise nervosamente, "Mi sono innamorata di lui quando mi ha portato in barca ai Caraibi. In quel momento ho pensato che fosse tutto perfetto, si era premurato di farmi sperimentare tutte le esperienze che avevo scritto nella mia lista dei desideri."

Annuii, alzandomi ed incamminandomi verso il banco. "Quando è stata la prima volta che ti ha messo le mani addosso?"

"Il 7 gennaio. Me lo ricordo perché eravamo appena rientrati da un evento ed io mi stavo lamentando di quanto fosse stato stressante. Lui mi aveva detto che ero solamente un'ingrata." Come avevamo discusso in precedenza, non guardò mai Zac, mentre parlava.

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