Capitolo 25

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JULIETTE

Oggi niente scuola, mi ritrovo semplicemente a piangermi addosso, rannicchiata sul letto con la coperta che mi avvolge fino le spalle.
Mi sento sola, anche se questa mia solitudine viene interrotta: da Mason.

"Posso?"

"Ormai sei qui...Dimmi."

"Non ho niente in realtà da dirti... È inutile che ti dica "Tranquilla passerà" se tu stessa non ci credi."

"Perciò cosa avresti intenzione di fare?"

"Non so... Farti stare meglio?"

"Come?"

"Beh distraendoti?"

"Se ci riesci..."
Mason si sdraia vicino a me nel letto, sospira e gira il volto verso di me, per iniziare una nuova conversazione.

"Quanti anni hai adesso? Diciotto se non sbaglio, giusto?"

"Si..."

"Mamma mia...Come passa il tempo... Mi ricordo ancora quando ti ho vista la prima volta..."

"In che senso?"

"Devi sapere, che io sono sempre stato così, non sono mai stato un bambino, perciò ho tutti i ricordi nitidi. La prima volta che ti ho vista, ero emozionato. Per noi angeli, avere un anima da proteggere, è il sogno di una vita."

"E quando mi hai vista?" Mason ha appena catturato la mia intera attenzione. Se volevamo distrarmi dal mio tormento, ci è riuscito perfettamente.

"Il giorno della tua nascita. Ricordo ancora le urla di tua madre mentre stava partorendo, e la gioia di tuo padre nel vederti. Ero emozionato, come se stessi vedendo nascere mia figlia o mia sorella. Quando ho incrociato il tuo sguardo tu mi hai sorriso, non dimenticherò mai il sorriso di quella bambina."
Il mio cuore si sente abbracciato, e la mia mente non riesce a pensare ad altro se non ai racconti di Mason, che ha vissuto con me, senza che io lo sapessi. Mi sembra di essere appena stata teletrasportata in un altro universo. In un universo in cui sono realmente felice e spensierata.

"Dimmi altro." Gli chiedo.

"Beh... Un altra volta, avevi cinque anni, stavi imparando ad andare in bicicletta. Non ti nascondo, che quando cadevi, ero peggio di una mamma apprensiva: avevo una grandissima paura che ti facessi davvero male. Ma quando ho visto, che sei riuscita a pedalare per la prima volta, la mia reazione è stata urlare, facendo il tifo per te. Non ero mai stato cosi tanto orgoglioso di te..."

"Caspita... Ricordi ogni cosa."

"Come potrei dimenticare la cosa più bella della mia esistenza?" Mi confessa sorridendo. Il mio volto arrossisce, poiché non sono abituata a sentire certe affermazioni. Ma nonostante questo, percepisco che la sua presenza mi fa stare bene. È veramente qualcosa di magico e di inspiegabile.

"Non credevo che per un angelo, fossi
così importante."

"July, ogni angelo è innamorato della propria persona. Ma non come sentimento, ma come amore vero e proprio. Io provo dell'amore verso i tuoi riguardi. L' amore che può provare un fratello maggiore ad una sorella! Una padrona al proprio cane! Oppure un padre alla figlia!" penso che Mason abbia sbagliato paragone, non era il momento di ricordarmi dei miei genitori. Penso che se ne sia accorto, poiché non mi sta rivolgendo la parola. Qualche minuto di silenzio nasce tra noi, ma subito viene interrotto da un sospiro da parte di Mason, che sembra cogliere la determinazione per riprendere a parlare.

"Gli ho parlato lo sai?" mi sussurra.
Mi alzo di scatto.

"Cosa ti ha detto? Ti ha parlato di me?"

"Quando è venuto a mancare, ci siamo incrociati... Per pochi secondi. L' unica cosa che ha saputo dirmi è stata: 'Sei fortunato, hai il mio cuore nelle tue mani... Trattalo bene, per favore'."
Stranamente, non mi viene da piangere, penso di aver finito le lacrime ormai. Provo una bella sensazione nel sentire il racconto di mio padre, mi sembra che non se ne sia mai andato.

"Vai avanti... Raccontami altri ricordi che hai, racconti bene le storie." Chiedo a Mason. Voglio ritornare nella mia infanzia, quando non esistevano i problemi.

"Va bene piccola July... " sospira, guardando in alto, sul muro, per concentrarsi meglio.

"Allora, una cosa che mi ha fatto sempre ridere, era quando da piccola mangiavi il cioccolato di nascosto, e dopodiché nascondevi le tracce. Non sapendo che avevi ogni volta del cioccolato sul naso!" Una risata mi sfugge, mi ero quasi dimenticata di quanto fosse bello ridere.

"Cavolo sono sempre stata una bambina sveglia!"

"Beh puoi dirlo forte! Come quella volta che avevi rotto il vaso della nonna, e per nasconderlo avevi inserito i frammenti in un altro vaso... Rompendolo!"

"Ho vinto il record per 'Spaccattrice di vasi'. Rompere due vasi nel giro di trenta secondi, è un talento!" Che incantevole gioia, nel ricordarmi della piccola Juliette, quanto bella e cara era.

"Ultimo ricordo... dopodiché dovrò andarmene... Sento che tra dieci minuti, Lydia sarà qui"

"Conosci anche i miei amici?"

"Ovviamente. Conosco ogni persona che ti ha rivolto la parola.Charlie, Lydia, Jacob, Rachel, Carol e anche Charlotte"

"Interessante...Raccontami però un ultimo ricordo per favore."

"Ai suoi ordini madame! Ti ricordi quando da piccolina, parlavi con il tuo amico immaginario per sentirti meno sola?"

"Nick! Certo che si! Era un ragazzino che immaginavo, e che ho immaginato per tutto l' asilo. Finché non ho conosciuto Lydia."

"Bene ottimo...Io ero Nick." per un secondo mi si gela il sangue, ho capito bene?

"Ho parlato con te quando avevo tre anni!?"

"Tesoro tu mi hai visto già da prima."

"Oh mio dio... Quando?!"

"Quando eri neonata. Certo, non te lo ricorderai sicuramente. Ma tutti i neonati sono sensibili alla visione degli angeli. Tu mi vedevi spesso, ed ogni volta mi sorridevi, o mi ridevi in faccia. Ed io esplodevo di gioia come un idiota."

"Wow Mason...È così bello pensare di averti avuto vicino così tanto."

"Da tutta la vita cara July."
Sorrido e lo guardo. Mason mi ricambia il sorriso, che non riesco però a mettere fuoco prima che lui se ne vada. Lydia è appena entrata in camera mia. Piangendo.

Un amico immaginarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora