LYDIA
Per fortuna l'imbarazzo che era nato in macchina è stato interrotto dalla musica in sottofondo. Siamo stati poco ad arrivare, nemmeno cinque minuti di tragitto.
Una volta arrivati, Jacob mi apre la portiera e mi fa strada verso la palestra. Il palazzetto si presenta enorme, con tante luci e tante persone che fanno il tifo."Forse non c'è posto per me..." rispondo, nella speranza di aver sganciato una buona scusa per tornarmene a casa.
"Oh stai tranquilla, tu sei un ospite speciale. Non ti farò sedere nelle tribune, in mezzo alla gente. Ti farò sedere vicino alle panchine. Insieme a tutti gli altri amici o fidanzate della mia squadra."
"Ovviamente io entro come amica di Jacob" ricordo a me stessa, cercando di troncare l'emozione e l'agitazione nell'essere "Un ospite speciale". Fossi Juliette, io sarei "la fidanzata", ma purtroppo, sono stata battezzata con il nome di Lydia Norket, perciò non mi aspetta questo destino.
Immersa nei miei pensieri, non mi ero neanche accorta, che Jacob mi sta offrendo la sua mano."Meglio che ti tieni a me. Le persone qui non sono molto educate, spintonano molto. E se sei un membro di una squadra, ti tirano ovunque per complimentarsi o insultarti. Perciò, vieni?"
Guardo la sua mano, ed appoggio la mia. Di nuovo quella sensazione: il solito brivido sulla schiena. Penso che potrei prendere la scossa da un momento all'altro.
Jacob mi tiene per mano, stretta, portandomi verso le panchine. Tralascio la confusione dei tifosi avversari, che urlavano contro di noi.
Jacob mi tiene ancora la mano, e mi fa accomodare su una sedia."Non scappare eh!"
"Ci proverò."
E così, Jacob è partito per i spogliatoi, non prima di avermi svompigliato i capelli e di avermi ringraziata per essere qui. Per lui.
JACOB
La solita adrenalina mi invade per tutto il corpo. Ma questa volta, ad essa, si aggiunge l'ansia. La mia famosa, amica ansia.
È da anni che non la provavo. L' ultima volta, sarà stata cinque anni fa, quando per la prima (ed ultima) volta, i miei genitori hanno assistito alla mia semifinale. Sarà la presenza di Lydia a farmi questo effetto?LYDIA
Dopo pochi minuti, vedo la squadra di Jacob e la squadra avversaria, avvicinarsi sotto rete, con la mano pronta per salutarsi. Jacob mi cerca tra le sedie del pubblico, ed una volta che mi ha trovato, mi regala un sorriso smagliante ed un cenno di saluto, fatto, alzando semplicemente il mento. Jacob e l'altro capitano, si scambiano due parole ed un gesto che non riesco ad identificare, probabilmente sarà servito per scegliere palla o campo (o almeno credo).
L' arbitro fischia, la partita è iniziata ufficialmente.JACOB
La partita è dura: tra la nostra squadra e l'avversario, c'è una differenza continua di due o un punto. Il coach mi sta guardando con occhi socchiusi (ed incavolati) da quando è iniziata la partita: nell' ultima ricezione ho sbagliato il bagher, ho sbagliato una battuta, ed infine non riesco a schiacciare un pallone neanche sotto tortura. La causa di tutta questa costante distrazione ed imprecisione, è solo una: sono agitato.
Nel primo scontro, perdiamo il primo set, con un punteggio di 25 a 21 per la squadra avversaria."Jacob sei sveglio o sei nel mondo degli unicorni?! Voglio vedere la palla prendere fuoco! Bruciala! Che cazzo ti prende oggi?! Ha paura di qualcuno?!"
Paura di qualcuno? No. Paura di non soddisfare le aspettative di qualcuno? Si, terribilmente.
Osservo Lydia, tra le panchine, lei mi ha guardato per tutta la partita, ed il pensiero di poterla deludere mi sta bloccando ogni movimento fisico. Voglio fare colpo. Anche se al momento, l' unico colpo che ho preso è lo schiaffo sul collo da parte del coach."JACOB GUARDAMI QUANDO TI PARLO!"
"Scusi coach!"
"Ora vai in quel cazzo di campo, e buca il pavimento. Porta alla vittoria la tua squadra, chiaro?!"
"Si, coach." Rispondo.
L' arbitro fischia, ed il secondo set ha inizio.
LYDIA
Ho osservato due interi set. E le uniche a cose che ho capito, sono due.
La prima: la squadra di Jacob ha perso entrambi i set. La seconda: Jacob ha paura. Nei suoi movimenti non è sciolto come sempre, sembra bloccato o impaurito dalle sue stesse azioni. Cosa c'è che lo perseguita così tanto oggi?JACOB
Ho appena sbagliato l'ultima battuta, con un 24 a 26 per la squadra avversaria. Questo cosa vuol dire? Che sono appena morto.
Mi dirigo cercando di avere un aria disinvolta e sicura, quando in realtà sono terrorizzato. Terrorizzato da ciò che mi dirà il coach, terrorizzato da ciò che sta perdendo la squadra a causa mia e terrorizzato da ciò che potrebbe pensare Lydia di me. Ho fatto i 14 passi che mi separavano dal coach (ovviamente ho cercato di interpretare la velocità di una tartaruga, ma ahimè non è servito)."JACOB MA CI SEI O CI FAI?!"
"Coah ha assolutamente ragi-" non faccio in tempo a concludere la frase, poiché uno schiaffo da parte del coach mi ha colpito in pieno viso.
Mi riprendo, ma questa volta mi aspettano due schiaffi: uno sulla guancia e uno sulla schiena, talmente forte, da farmi cadere in ginocchio.
Alzo leggermente la visuale, fino ad incontrare quei occhi color mare, che sembrano al momento preouccupati per me. Alzo completamente il volto, guardo Lydia e la tranquillizzo subito dicendole con il labiale "È tutto ok" , anche se tutto questo viene reso poco credibile a causa del mio allenatore che mi ha appena dato un calcio.
I miei compagni di squadra questa volta lo fermano, sbattendolo contro il muro ed ordinandogli di darsi una regolata. L' arbitro che fino ad adesso ha solo assistito alla scena, decide di venire in mio soccorso, cercando di aiutarmi ad alzarmi. Sento le risate degli avversari, e tutte le prese in giro che il capitano dell'altra squadra sta sputando per me.
Non alzo lo sguardo, per la troppa paura di incontrare sguardi indiscreti."FORZA JACOB, SIAMO TUTTI CON TE! SPACCA IN CAMPO!"
Una voce familiare, mi fa battere il cuore. Questa volta, il coraggio lo trovo: mi rialzo, e vedo Lydia in piedi sulla sedia, che sta urlando il mio nome, invitando tutti i tifosi a fare lo stesso. Tutto il palazzetto sta facendo il mio nome, anche se io sto ascoltando soltanto una voce: quella di Lydia.
"Grazie mille." Sussurro, nella speranza che lei possa capire di nuovo il labiale.
"Te l'avevo promesso." Mi risponde.
In questo momento bacerei il coach, nonostante mi abbia appena distrutto la schiena, perché se non avesse deciso di iscriverci a questo fottutissimo torneo, io non sarei mai arrivato in questa cittadina. E non avrei mai conosciuto la ragazza che mi mette in agitazione. La ragazza che sa darmi testa. La ragazza premurosa e gentile che mi ha procurato tutti i compiti quando stavo male. La ragazza che sa sempre farmi ridere di pancia.
Se non fossi mai arrivato in questo paesino perduto dal mondo, non avrei mai conosciuto Lydia.
L' arbitro fischia. Mi giro verso la mia squadra: è il momento di fare il capitano."Signori miei. Ho avuto un problemino di percorso, ma adesso ho capito tutto. Fino a questo momento ero stato cieco..." sto parlando della partita o di qualcos'altro?
"Ora ho capito. Perciò entriamo in questo cazzo di campo, e facciamo vedere chi comanda qui. Tu Stewart fa sempre le battute dove vedi i buchi, non andare addosso a qualcuno con il pallone. Tu Aaron, non alzare ogni pallone, fai qualche pallonetto inaspettato. Abbiamo capito?!"
"Si capitano." Rispondono tutti all'unisono.
"Ottimo, andiamo a riprenderci ciò che è nostro."
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Un amico immaginario
FantasyTrama: Juliette, una ragazza di 18 anni che dopo un periodo terribile della sua vita trova rifugio nei libri, innamorandosi come tutte le lettrici/lettori del personaggio principale del suo libro: Mason. Juliette, dopo gli ultimi 2 anni passati in a...