Capitolo 76

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JULIETTE

Ritorno a casa solo con il corpo, poiché la mia testa è rimasta paralizzata nel momento in cui ho visto mia madre in barella, essere portata via dai medici.
Con il singhiozzo ed il respiro irregolare, mi dirigo in cucina, cercando Tiana, ma al posto suo, trovo solo un biglietto.

"Sono fuori. Se vuoi c'è una zuppa in microonde. Perdonami ma mia sorella sta partorendo e non potevo abbandonarla. Baci Juliette cara, tornerò domani mattina. Un abbraccio.
Tiana
♡♡♡"

Ottimo. Mi ritrovo abbandonata a me stessa. Le energie per fare il passo successivo sono ormai consumate, perciò mi accascio sul pavimento, appoggiando la schiena sul mobile antico della cucina. Non so quanto forti siano le mie urla, so solo che il silenzio continuo della mia casa viene tagliato dalle mie sofferenze che vengono sprigionate.
Presa dalla rabbia e dalla frustrazione, rilascio tutta la mia ira sulle braccia, tirando dei pugni e dei calci sul mobile a cui sono appoggiata. Talmente forte è il colpo, che il mobile traballa.

"July... Per favore stai ferma, è pericoloso." Mi afferma quell'angelo custode che mi ritrovo. Era mia amico, ma dopo avermi costretta ad assistere ad una cosa del genere, io non lo definisco più tale.

"Tu!" Urlo, alzandomi ed indicandolo con un dito.

"Tu! Sei solo un patetico! Tu non sei un angelo! Sei la causa del mio dolore!" Urlo senza pensare. La rabbia ha preso il pieno controllo della situazione e di me stessa.

"July...Fammi spiegare, fidati... Non è come sembra."

"Non è come sembra?! Sai cosa non sembra?! Che tu sia un angelo! Tu non lo sei Mason! Tu sei solo un mostro!" Urlo, tirando due pugni sullo stesso mobile.

"July...stai ferma, ti pr-prego." Mi implora Mason, piangendo. Non ho mai visto piangere un angelo. Le sue lacrime sono come strisce di luce.

"Ferma?! Cos'è? Ora non posso esprimere la mia rabbia e l'odio nei tuoi confronti?! Devo sempre essere la 'solita buona Juliette' per te!"

"July..."

"NON CHIAMARMI COSÌ! NON NE SEI DEGNO!" Urlo, tirando un calcio sul mobile che questa volta non regge la mia forza. È un mobile molto alto e largo, di legno massiccio, e in questo momento mi sta cadendo addosso. Il mio corpo viene paralizzato, ormai sembro fatta di ghiaccio.

"JULIETTE!" Urla Mason, mettendosi davanti a me per trattenere l'intero mobile.
Lo solleva con le braccia, appoggiando un po' del peso sulle sue spalle e sulla schiena. Il suo viso è rivolto a me. La sofferenza è la fatica che sta facendo è palpabile, penso che sia la stessa fatica che proverei io nel sollevare un grattacielo a mani nude. Mason non suda, ma si illumina. Tutto il suo corpo inizia ad illuminarsi, diventando sempre meno nitido, potrei guardarci attraverso.

"JULIETTE SPOSTATI!" Mi ordina. Riprendo coscienza e mi fiondo dalla parte opposta della cucina. Una volta messa in salvo, Mason lascia il mobile, facendo tremare l'intera cucina. Se mi fosse caduto addosso, adesso non sarei viva. Mason mi ha salvato la vita. Un'altra volta.
Il suo corpo ora non ha più sembianze umane, è solo un fantasma. Più passa il tempo, più riesco a vederci attraverso. Mason sta sparendo.

"Ma-Mason..."

"Scusa July..." sussurra, cadendo a terra. Cerco di afferrarlo, ma il suo corpo mi attraversa, e quando mi giro per ritrovarlo, Mason è già sparito. E se non ritornasse? Se questo fosse stato un addio? Se Mason si fosse spento? Allora, sarei ufficialmente sola. I pensieri intrusivi si incastrano nella mia mente, non permettendomi di respirare regolarmente. Il battito cardiaco rallenta e la vista si fa meno chiara. Credo di star svenendo.
Buio.

Un amico immaginarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora