Capitolo 13

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CHARLIE

Passeggio lungo la strada, verso casa di Lydia. È la più vicina, e al momento sento un abbondante bisogno di sfogarmi altrimenti, picchierei il passante vicino a me.
Non sto molto, dopo circa trenta minuti di camminata, riesco ad arrivare a casa di Lydia.
Citofono.

"Chi è?"

"Hey Lydia... sono io."

"O-oh bene, ti apro"

Sento il cancello sbloccarsi, entro e salto gli scalini due a due per arrivare il prima possibile. Spalanco la porta che è già aperta, ma al mio arrivo trovo una grande sorpresa: Juliette nel soggiorno e Lydia in lacrime.

"Vedo che avete organizzato un party senza di me." L'ironia è l'unica mia arma di difesa, adesso non c'è tempo per me. Devo pensare a Lydia.

"Ma stai zitto..." dice Lydia con un tono di voce quasi strozzato, che mi addolcisce a mi spinge ad avvicinarmi per abbracciarla.

"Hey scherzo... Cos'è successo?" Sussurro, ma alla mia domanda non ricevo risposta poiché Lydia, ha iniziato a piangere più forte di prima.

"È per sua madre... Lo sai, pretende sempre il meglio da lei, stressandola e facendola sentire inferiore. Ed inoltre, continua a metterla in punizione come i bambini di cinque anni." Mi spiega Juliette.

"Continua a controllare e a tenere sotto controllo ogni suo movimento o azione ed inoltre, usa ancora il blocco al telefono! Per questo sono corsa da Lydia, era da due ore che non rispondeva ai miei messaggi." Aggiunge. Lydia è ancora tra le mie braccia a singhiozzare, sembra una bambina indifesa. Sua madre, in realtà ha un cuore tenero, ma la testa dura. Non accetta altre opinioni che siano diverse dalle sue, non ascolta sua figlia ed il suo malessere psicologico e per di più pretende che Lydia segua una strada che lei stessa non era riuscita a raggiungere.
Lydia vorrebbe vedere un film con sua madre e non andare a correre ogni mercoledì pomeriggio insieme, senza nemmeno comunicare.
Lydia vorrebbe poter essere serena quando prende un brutto voto e non sentirsi giudicata male dalla persona che lei stima di più.
Lydia vorrebbe solo ritornare alla sua sana normalità.

"Dovresti parlarle, lo sai, vero?" Sussurro, appoggiando la guancia sulla testa di Lydia.

"Si ma ho paura che non mi capisca..."

"Lydia... Devi provarci, tua madre ti ama. È perfettina e superficiale, ma non è cattiva, e tu lo sai. Parlale a cuore aperto, e non sbaglierai mai."
Juliette riesce sempre a dire le frasi giuste, al momento giusto. Ho sempre pensato che questa ragazza sia molto saggia.

"Ha ragione Juliette, sai che tua madre è così da quando sua sorella è tornata da New York." La zia di Lydia, è un' imprenditrice, ma soprattutto: una stronza presuntuosa.
Da quando è ritornata, difatti, continua a sottolineare a sua sorella che la vita che lei sta intraprendendo è nettamente inferiore alla sua. Per questo suo madre, sente questo bisogno mentale di pretendere da Lydia tutto ciò che lei stessa non è riuscita ad ottenere: la perfezione.

"Facciamo così, ora ci mettiamo tutti e tre su questo divano comodissimo, ci guardiamo un film divertente e facciamo una passeggiata fuori. Dopodiché, alle 19.00 torniamo tutti a casa. Vi va?" Suggerisce Juliette

"Va bene, ma non prima di un... super-abbraccio!" Consiglio io.
Juliette si alza con grande agilità e si precipita da me e Lydia, donando ad entrambi un abbraccio forte forte.
Forse...ne avevo un pochino bisogno anche io.

JULIETTE

È stata sicuramente una giornata intensa, ma andare a dormire con la consapevolezza di aver donato un sorriso ad una persona cara, è un tipo di gioia insostituibile ed impagabile.
Vedere un film comico, ha aiutato Lydia a fermare le lacrime e concentrarsi sulla trama, strappando anche qualche grassa risata. Durante la passeggiata invece, io e Charlie, siamo riusciti a distrarla ma a farla anche ragionare sulla situazione che sta vivendo. Ormai è da tre mesi che questo stress mentale sta calpestando Lydia.

"Grazie ragazzi... Se non fosse per voi, adesso probabilmente sarei ancora a singhiozzare." Dichiara dolcemente Lydia.

"Lo so, d'altronde, dove trovi un ragazzo bello e dolce come me?" Il solito simpaticone Charlie.

"Vola in basso, che in alto prendi solo schiaffi" provoco.

"Se volo basso probabilmente, potrei raggiungervi." Ovviamente, dopo una risposta del genere, Lydia non si tira indietro nel tirare uno schiaffo innocuo sul braccio di Charlie.

"AHIA! MA PERCHÉ SEMPRE QUESTA
VIOLENZA!"

"Perché te la cerchi amico mio." Se Lydia risponde a tono e picchia Charlie per ogni cazzata che fa, allora Lydia sta bene.
Ci salutiamo. Io e Charlie aspettiamo che Lydia risalga, prima di partire per le nostre strade. Ma una volta che Lydia è sfuggita dal nostro campo visivo, afferro la mano di Charlie, che già si stava avviando per il suo cammino.

"Oh... Dimmi."

"Conosco meglio di tutti la sensazione di nascondere i propri sentimenti per non essere un peso per gli altri. Sarai scappato dagli occhi di Lydia, ma non sei scappato dai miei... Vuoi parlarmi di quei due lividi che hai sul braccio?"

CHARLIE

"Conosco meglio di tutti la sensazione di nascondere i propri sentimenti per non essere un peso per gli altri. Sarai scappato dagli occhi di Lydia, ma non sei scappato dai miei... Vuoi parlarmi di quei due lividi che hai sul braccio?"

Mi sento nudo. Senza alcuna corazza o arma di difesa. Juliette ha capito. Perché Juliette capisce sempre l'emozioni degli altri. Comprese le mie.
Sento che stanno risalendo le lacrime, ma non me la sento di piangere. Non per orgoglio ma per vergogna. Mi vergogno di piangere per quel verme.

"È.. stato mio padre... di nuovo."

"Charlie...." sussurra Juliette, che non perde tempo di circondarmi il collo dalle sue braccia, accompagnando questo gesto incantevole, da un affettuoso bacio sulla guancia.

"Mi dispiace Charlie..."

"Non è colpa tua.."

"Lo so, ma mi sento impotente. Non riesco a fare nulla per rallegrarti. Non riuscirò mai ad aiutarti pienamente con questo problema. Perché è più grande di me..."

"Mia cara Juliette, il tuo cuore è più grande di tutta la cattiveria del mondo." Penso, anche se probabilmente mai glielo dirò.
Allontano per un secondo il mio viso, che fino adesso era appoggiato sulla sua spalla.
La osservo, e proprio come immaginavo, sta piangendo anche lei.

"Hey... Perché piangi? Non è colpa tua." sussurro. Odio vedere quegli occhi grandi e brillanti, bagnarsi di lacrime.

"Lo so... Solo che...Vorrei fare qualcosa, per te e Lydia. Non meritate tutto questo...Nessuno merita tutto questo! Perché le persone buone soffrono?"

"Juliette... A me e Lydia basta la tua presenza per essere felici. Riempi i nostri cuori di gioia. Sei un anello importante della nostra catena. Sei fondamentale" sinceramente, stavo per pronunciare la stessa frase, ma sostituendo il "noi" con "io". Anche se molto probabilmente, Lydia prova le stesse cose, perciò è meglio includerla nel discorso.

"Scrivimi se risuccede, oppure fammelo sapere. Non tenerlo per te, soprattutto non nasconderlo. Non a me o Lydia." Più i giorni passano e più mi rendo conto di quanta bontà questa ragazza possa trattenere dentro di sé.

"Te lo prometto."

Un amico immaginarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora