Capitolo 59

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LYDIA

Una volta rientrata a casa, mi sbrigo nel dirigermi in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, data la giornata calda e afosa.

"Adesso non si saluta più?" Il sangue mi si gela, sembra quasi graffiarmi le vene. Il mio corpo vorrebbe tremare ma io non glielo permetto, poiché confermerebbe la mia paura davanti a lei. La stronza è tornata al momento giusto.

"Ciao Zia Diana."

"Ciao nipotina mia! Come stai? Vedo che hai messo su qualche chilo, fai bene! Alla tua età d'altronde, non avete problemi a cui pensare, meglio darsi alla pazza gioia con il cioccolato." Ecco la prima pugnalata.
Serro i pugni, cercando di trattenermi nel tirarle uno schiaffo. Fortunatamente sento una mano calda e familiare accarezzarmi la schiena, tranquilizzandomi.

"Secondo me Lydia è perfetta esattamente così. Poi diciamolo, quando una persona è veramente bella, un chiletto in più o meno non fa alcuna differenza." Mi difende mio padre, sicuro e deciso. Gli rivolgo uno sguardo di compassione che significa "Grazie" a cui lui, risponde con un semplice occhiolino, ed un bacio sulla testa.

"Sicuramente, anche se... Lydia ha diciott'anni ed è giusto che inizi a pensare alla linea e alla cura di se stessa, sennò non diventa bella come la zia!"

"Può darsi, magari diventa bella come la mamma." Risponde mio padre. Rimango sempre affascinata dall'amore che stringe l'anima di mio padre e quella di mia madre. Si amano nonostante i mille difetti e le centinaia difficoltà, spero un giorno di trovare anche io questo amore.

"Oh ciao amore! Il pranzo è pronto...Hai visto? La zia ha pensato bene di farci una bella sorpresa, così ci farà compagnia questo pomeriggio... Diana, per caso rimani qui anche questa notte?" Domanda mia madre a sua sorella.

"No Betty cara. Sai, quando sei capo di una delle aziende più famose di tutti gli Stati Uniti, sei costretta a lavorare e viaggiare molto. So che non mi capisci, ma fidati di me."

"Certamente..." risponde mia madre con sguardo affranto. Non sopporto quando qualcuno la fa sentire inferiore.

"Comunque, andrò via per le 15.00, ho un aereo diretto per Berlino, da prendere. Non potrei mai arrivare tardi al Chek-in dell'hotel!"

"Che dici zia, mangiamo? Gli gnocchi si raffreddano." Taglio corto.

"Certo."

Ci dirigiamo a tavola. Il papà e la mamma sono a capotavola, mentre io e la zietta crudele siamo messe una di fronte all'altra. Provo disprezzo per quei sadici occhi, alla ricerca del difetto fatale altrui.

"Allora Betty, come va a lavoro?"

"Molto bene, grazie."

"Sei riuscita ad ottenere l'aumento, dall'ultima volta?"

"Purtroppo no..."

"Beh, me lo aspettavo. Ho sempre detto che dovevi impegnarti di più per questo lavoro."

Mangio con tanta fatica, masticando con forza ogni boccone, per scaricare la rabbia. Se mi mordessi la lingua oer sbaglio, probabilmente me la staccherei.

"Buoni gli gnocchi tesoro." La consola mio padre, cercando di deviare il discorso. Se si parla di lavoro, mia zia potrebbe diventare una leonessa affamata.

"Grazie amore." Mia zia rivolge uno sguardo a sua sorella e a suo cognato, per poi inserire la sua opinione non richiesta.

"Brava Betty, certo, non sono come gli gnocchi che cucina il mio chef personale, però sono accettabili. D'altronde da quando sei piccola ti sei sempre impegnata in cucina, mentre io viaggiavo già il mondo per studiare." Mia madre non risponde, probabilmente non ne ha il coraggio, oppure ha perso le speranze.

"Oh Lydia, devo assolutamente raccontarti una cosa, veramente divertente, successa tra me e tua madre..." Esclama mia zia, eccitandosi per qualche racconto sicuramente patetico ed offensivo.

"Eravamo a scuola, io ero appena stata proclamata la reginetta del ballo, tutti mi applaudivano mentre tua madre, mentre cercava di correre da me per complimentarsi, è caduta davanti a tutti! Persino davanti al ragazzo che gli piaceva, che indovina un po? Era innamorato perdutamente di me. Mamma mia, solo a ripensarci mi fa male la pancia dalle risate!" Poggio la forchetta sul piatto, ora basta mangiare. Ora basta insultare mia madre.

"Molto divertente, si... Ma quel ragazzo che fine ha fatto?" Domando con tono di sfida.

"Oh non lo so. Non si è mai dichiarato alla fine."

"Stranamente non mi sorprende."

"Lydia...Rilassati..." cerca di calmarmi mio padre.

"Sono calmissima. Non vedevo l'ora che la mia zietta preferita venisse a trovarmi. Anzi, zia, volevo porti una domanda..."

"Dimmi nipotina mia."

"Come mai lo zio non è qui? Aveva un famoso 'impegno lavorativo'? Oppure è scappato di nuovo con l'amante?" Mia zia mi guarda con occhi pieni di terrore ed ansia.

"Betty! Dì qualcosa a tua figlia! Insomma!"

"Lydia, calmati, non se-"

"Invece serve. Perché per tua informazione, mia madre è sempre stata un passo davanti a te. Mentre tu cercavi soldi e guadagno, lei cercava amore e compassione. Avete vinto entrambe, ma con l'unica differenza, che la tua vittoria verrà persa un giorno, dimenticata da tutti e tutto. Mentre mia madre, ha vinto una delle sfide più difficili. E quando lei non ci sarà più! Nessuno di noi la dimenticherà, ma l'amerà sempre e costantemente. A differenza di te e dei tuoi patetici soldi."

"Come osi stupida ragazzina!"

"Oso e come." Mi alzo, prendo la sua giacca, mettendomi davanti a lei.

"Esci fuori da casa nostra. Entrerai solo quando vorrai fare delle scuse a mia madre. Fino a quel momento, non farti ne vedere e ne sentire, e soprattutto. Rispetta mia madre."

"Io non esco proprio da nessuna parte. Non sei tu che comandi qui bambina."

"Invece esci. Lydia hai ragione." Risponde mio padre, incoraggiando il mio discorso e la mia scelta.

"Ma come?!"

"Esci zietta cara, sia mai perdessi quel tuo famoso aereo! Tic tac! Il tempo scorre, l'aereo partirà." E con questo, mia zia prende la giacca, le valigie e la borsa, sbattendo la porta, e lasciandoci finalmente soli senza problemi. Ci voleva proprio, almeno mi sono sfogata togliendomi un peso che mi faceva venire i crampi allo stomaco. Tiro un sospiro di sollievo, data la mia vittoria.
Per la prima volta durante il pranzo, rivolgo lo sguardo su mia madre, che è stata impassibile per tutto lo scontro, senza fiatare. I suoi occhi sono lucidi, ma liberi da ogni pressione che ha subito fino adesso.

"Grazie..." è l'unica parola che le esce dalla bocca, guardandomi.

"Era giusto..." rispondo.
Dopodiché, mi fiondo in camera mia.

Un amico immaginarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora