CAPITOLO 6

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15 ANNI FA

Entro nella sala dei docenti per farmi il solito caffè di metà mattina.

È una mattinata tranquilla, il problema è che il resto della mia vita non lo è.

Ed inizio ad accusarne gli effetti.

Ho dormito poco e male, mi scoppia la testa e mi sento stanca.

La mia maschera di positività ed energia trema da giorni e ho paura che possa cadere da un momento all'altro.

"Sbaglio o abbiamo uno spritz in sospeso?"

Sorrido nel sentire quella voce familiare irrompere nei miei pensieri "Non sbagli.. perciò dimmi quando sei libera e vediamo di organizzarci"

Alzo lo sguardo e incontro il suo.

Lei ha una maschera, gliela vedo ben incollata al viso, fatta di stronzaggine e menefreghismo. È un'opzione come un'altra.

Quello che però per me è evidente è che c'è di più sotto, proprio come me, e lo so perché tra sopravvissute ci si riconosce.

Fa spallucce "Ti faccio sapere"

Non so niente di lei, lei non sa niente di me, siamo agli inizi quando ancora devi capire se davvero puoi fidarti ma io penso che potrebbe nascere un'amicizia se solo decidesse di smettere di fare la stronza ma non mi sembra propensa, almeno per il momento.

Sta per andarsene ma io oggi ho voglia di sfidare l'impossibile "Come stai?"

Si blocca sulla soglia e mi guarda nemmeno è sicura di avermi sentita davvero "Perché?"

"Solo un paio di giorni fa sei stata male.." le ricordo con una scusa che sta in piedi a malapena.

"Sto meglio, grazie.. solo che ho dormito poco e male, e onestamente vorrei fare tutt'altro lavoro" mi confessa ed effettivamente per quanto ho sempre pensato che lei sia portata per i bambini, evidentemente non è proprio il suo ambiente.

"E cosa ti piacerebbe fare da grande?" Le chiedo con una punta di ironia.

"Faccio rap" la risposta è tutt'altro che ironica "Scrivo rime da sempre e tra una settimana gareggio in una competizione.. è quello il mio obiettivo, questo qui è solo un impiego di passaggio"

Sarà che sono la persona più pratica e con i piedi per terra del pianeta ma quest'idea la trovo bella ma anche instabile.

Però non si sa mai, magari la vita decide di sorriderle.

Io ho imparato presto che questo non capiterà mai a me.

"Ci sta.. fare di una passione un lavoro.. ci vuole impegno" rispondo vaga.

"Sono testarda. Ottengo sempre quello che voglio" controbatte lei determinata.

Io sono scettica per natura ma questo non vuole dire che io abbia sempre ragione "Beh.. per quello che vale.. ti auguro di riuscirci"

"Maestra Macaaaa" uno dei miei bimbi mi corre incontro per finire tra le mie braccia.

"Che ci fai qui, nano?" Gli chiedo stringendolo a me.

"Non sono un nano!" Protesta il piccolo mostriciattolo biondo dagli occhialetti tondi stile Harry Potter.

"Sì.. un po' lo sei" ridacchio mentre gli faccio vedere quanto sono alta rispetto a lui, poi mi accuccio per arrivare alla sua altezza "Ma sai una cosa? Anche io ero alta così alla tua età.. e sono cresciuta! Succederà anche a te"

Mi butta le sue braccine minuscole al collo per un secondo abbraccio, si coccola a me e il mio cuore diventa più grande.

È il mio lavoro, la mia vita, quello che amo fare.

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