CAPITOLO 31

169 25 17
                                    

C'era un muro intorno a me che mi proteggeva dall'esterno.

Lo avevo costruito mettendo un mattone dopo un mattone ogni volta che la vita decideva di assestarmi un colpo.

Un colpo. Un mattone.

Sono nata fragile, vulnerabile, ingenua, con il cuore troppo grande e una corazza troppo piccola.

Un cucciolo indifeso in una famiglia di squali.

All'inizio avevo fame d'amore, di attenzioni, di comprensione.. perché mio padre non c'era a proteggermi e mia madre erano più le volte che mi colpiva alle spalle che le volte in cui mi dava una carezza.

Non potevo mostrarmi fragile perché la prima ad approfittarne era proprio mia madre.

Che senso ha mostrare i propri sentimenti quando semplicemente non sei libero di farlo? Tanto vale non mostrarli, riduci di gran lunga le possibilità per essere colpito.

Ho capito che dovevo bastarmi e ho iniziato ad allontanare le persone, per proteggermi dovevo semplicemente separarmi dal resto del mondo, crearmi un'identità, una maschera, un ruolo nella vita.

C'è una verità fuori da quel muro e un'altra dentro.
C'è un volto fuori dal muro e un'altra dentro.

Chi sono io? Entrambe le versioni.

Ho sollevato quel muro e c'è voluto tempo, sacrificio, lacrime e sangue perché ogni volta che venivo ferita, crollava e lo dovevo ricostruire partendo da zero.

Sempre più alto. Sempre più spesso.

Ho imparato il potere del controllo.

Controllare le emozioni che mostravo, il mio atteggiamento, le parole che dicevo e perfino le espressioni facciali.

Il muro protegge me dagli altri e gli altri da me, funziona come una barriera e come un filtro.

Succede quando non sei libero.
Ed io non lo sono mai stata.

Sapevo che dovevo sopravvivere in un mondo che non ti perdona niente, popolato da squali che ti azzannano appena sentono il tuo sangue.

Vietato essere vulnerabili.

È sempre stato questo il mio mondo.
Ho imparato a conviverci.

In troppi avevano provato a far crollare la barriera con colpi sempre più duri ma era davvero resistente.
Non facevo entrare nessuno.

Ma esiste un detto che fino ad allora non avevo mai capito.

La goccia scava la roccia

Come può un elemento così leggero e innocuo scavare a fondo e bucare un elemento duro e resistente come la roccia?

L'acqua non può intaccare e scavare le pietre ma, cadendo goccia dopo goccia, riesce a scavarle con il passare del tempo.

Il senso è che con la costanza e la perseveranza, indipendentemente dagli ostacoli, si ottengono risultati all'inizio impensabili.

Zulema era la goccia.
Era arrivata nella mia vita all'improvviso e si era fatta strada lentamente, piano piano aveva iniziato a scavare in silenzio tanto da non rendermi conto quanta strada era riuscita a fare in pochi mesi.

E poi.. il muro divenne più vulnerabile, più fragile. Ed ha iniziato a tremare, prima di crollare nuovamente, lasciandomi totalmente vulnerabile ai colpi duri della vita.

15 ANNI PRIMA

"Perché io non perdo mai, amore"

Si pavoneggia mentre torta sulla linea di tiro la stronza mora dal fisico troppo invidiabile.

FIX YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora