CAPITOLO 20

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15 ANNI FA

Riesco a battere Zulema a freccette, ma ammetto che mi ha dato del filo da torcere.

Ho conosciuto alcuni suoi amici, un po' stravaganti ma buoni, che mi hanno dato subito una buona impressione specialmente perché mi hanno accolta subito nel gruppo.

È tutto nuovo, abbastanza improvvisato, ma scorre via con la naturalezza dei rapporti sani ed io ho bisogno di stare così bene.

Il merito è suo.

La riporto a casa, mi schiocca un bacio sulla guancia prima di uscire dall'auto "Scrivimi quando arrivi a casa" sono le sue ultime parole prima di chiudere la portiera e farmi partire.

Senza dubbio una delle frasi che apprezzo di più in generale.

È l'una. È tardi.
Cioè non è tardi per il resto dell'umanità ma lo è per mia madre e la cosa mi mette una leggera ansia, per questo schiaccio sull'acceleratore convinta che la mia serenità dipende da quanto ritardo riesco a non accumulare.
Questa sensazione d'ansia è molto ridotta perché sono così felice per la serata che nemmeno mi rendo conto del possibile pericolo che troverò.

La mia vita non è facile ma Zulema ha la capacità di renderla più leggera semplicemente esistendo.

Parcheggio l'auto sul piazzale di casa e corro dentro.

Prego che dorma già.
Ma non appena giro le chiavi nella toppa della porta ed entro si scaglia contro di me rabbiosa.

Spacciata. Ecco cosa sono.

"Perché hai fatto così tardi?" La domanda è posta con rabbia.

"Ero a cena con i miei colleghi" le ricordo.

Punta l'indice contro l'orologio appeso al muro "È l'una e mezza del mattino!"

"Ho 23 anni" le ricordo come se questo contasse qualcosa, dovrebbe ma non è così facile.

Infatti lei controbatte ancora più arrabbiata "E vivi ancora sotto al mio tetto!"

"Sfortunatamente" commento con un filo di voce mentre la sorpasso, dirigendomi verso le scale che portano alla mia camera.

Ma una domanda mi blocca a metà "C'era Zulema?"

Mi volto e la guardo sulla difensiva "E anche se fosse?" Chiedo a mia volta "È una mia collega"

La mia risposta non le piace per niente perché quadruplico la sua ira e so già che non mi permetterà di andare a dormire tanto presto "Non voglio che la frequenti così tanto!"

"E perché?" Le chiedo incredula.

"Perché la gente si può fare strane idee!" Esclama lei come se fosse una dannata ovvietà.

È la mia condanna più grande.

L'apparenza è tutto per i miei genitori.

Io sono la figlia unica che deve essere sempre perfetta, esteticamente bella, dire e fare sempre la cosa giusta.

Devo avere il titolo di studio giusto, lavorare ma avere un certo tipo di lavoro.

Dovrò poi avere un ragazzo ma non può essere un ragazzo qualunque.. di buona famiglia, alto, con un titolo di studio, bello e possibilmente un lavoro stabile.

Dovrò avere dei figli perché loro vogliono i nipoti.

Insomma la mia vita è già stata scritta tutta nel dettaglio e Zulema è un imprevisto che non avevano calcolato, che nessuno di noi aveva calcolato.

"Che idee?" Chiedo confusa.

"Non esci mai con i ragazzi e stai sempre con quella" non riesce nemmeno a mascherare il disprezzo.

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