15. Seta e pizzo

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Deva non sapeva più come spegnere il fuoco che ardeva dentro di lei dalla sera prima

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Deva non sapeva più come spegnere il fuoco che ardeva dentro di lei dalla sera prima. E a niente era servito pensare che Theo avesse concluso la serata con altre ragazze, a niente erano serviti tutti gli ammonimenti che si era rivolta mentre tornava a casa. Lo desiderava tantissimo.

Il tocco delicato delle sue mani sulla pelle, la bocca che la baciava forte, Deva aveva passato il resto della notte a rivivere quel bacio nella testa. La stava privando della capacità di ragionare, riusciva solo a pensare che ne voleva ancora, che non avrebbe dovuto fermarlo. Ma tanto ci aveva pensato Rico a interromperli ed era stato giusto così. Al di là dell'attrazione fortissima che sentiva per Theo, lei doveva ricordare che tra loro non poteva esserci niente di più.

Trascorse la mattinata in maniera pigra. Un bagno caldo, qualche telefonata, la lettura di alcuni contratti. Doveva vedere Theo dopo pranzo, li aspettavano sul set di una pubblicità di un profumo da uomo nel primo pomeriggio, e lei sarebbe passata a prenderlo a Milanello. L'idea di vederlo così presto la agitava e la infiammava. Conoscendolo, sapeva che Theo sarebbe tornato su quello che era successo e probabilmente avrebbe provato a farlo accadere ancora.

Deva gli aveva detto che dovevano rispettare il patto e una parte di lei voleva continuare con quella stupida storia, ma che senso aveva? Theo aveva ragione, non aveva alcun senso. Il patto era stato solo un modo per riuscire a parlare con lui, l'unica strada che le era sembrata percorribile per aprirsi un varco nel muro che Theo metteva davanti ogni volta che Deva aveva provato ad approfondire la sua situazione. Era consapevole che anche senza quel patto si sarebbero ritrovati a quel punto. Aveva provato attrazione per lui fin dal primo momento.

Aveva smesso di piovere e l'aria si era di nuovo riscaldata, il sole risplendeva in mezzo al cielo sgombro da nuvole. Il vento si era quietato, solo una lieve brezza gradevole si infilava tra i capelli di Deva mentre percorreva la strada ghiaiata del parcheggio del centro sportivo. C'erano poche macchine, ma non vedeva quella di Theo. Si avvicinò al gabbiotto. Una ragazza bionda dal sorriso gentile la salutò.

Deva si appoggiò al piano di legno scuro davanti a lei, sporgendosi un poco verso il vetro. «Salve, mi scusi, sto aspettando Theo Hernandez. È già uscito?»

«Credo di no, se vuole posso chiamare nell'altro edificio e vedere se è ancora lì.»

«Sì, grazie.»

Si voltò, sentendo dei passi sulla ghiaia. Ma non era Theo l'uomo che si stava avvicinando a lei con un gran sorriso stampato sulla faccia, era Paolo Maldini.

«Deva, che ci fai qui?»

Deva gli andò incontro. «Ciao Paolo. Come stai?»

«Bene, bene grazie. Stai aspettando qualcuno?»

Annuì. «Theo Hernandez.»

«Ah, ottimo.»

«A proposito, quand'è che vogliamo iniziare a parlare del suo adeguamento di contratto? Il ragazzo sta molto bene qui e il suo rendimento sta crescendo di giorno in giorno.» Deva aveva intenzione di chiamare Paolo più in là, ma, trovandoselo davanti, aveva colto l'occasione al volo.

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