«Certo che voglio restare, non ho ancora finito con te.»
Deva sorrise sulle labbra di Theo che premevano sulle proprie. Il calore sprigionato dal corpo di Theo su di lei accentuava la sensazione di piacere che avvolgeva ogni sua cellula. Gli passò le dita tra i capelli. A lui sembrava piacere quel gesto e lei adorava farlo. «Non sei stanco? Hai giocato una partita intera.»
Theo scoppiò a ridere come se Deva avesse appena detto qualcosa di terribilmente divertente. «Ho un'ottima resistenza, ricordi?» La sua mano scese lungo la gamba, accarezzandola. «Tu sei stanca?»
Deva si perse nei suoi occhi. Non era affatto stanca. Per lei era stato solo un assaggio, la fame persisteva, voleva che la riempisse ancora e ancora, fino a sfinirla. Ma si preoccupava per lui. Theo si era rimesso in forma con tanto impegno e non voleva che adesso si lasciasse andare di nuovo. Doveva restare concentrato e comportarsi da professionista. Lei lo aveva portato di nuovo a quel livello e ora non poteva diventare anche la persona che lo avrebbe distratto. Restò in silenzio, in cerca delle parole giuste, temendo che lui potesse offendersi o arrabbiarsi. Ma Theo fraintese il suo silenzio, scambiandolo per poca voglia di continuare. La baciò con delicatezza.
«Se non ti va possiamo semplicemente dormire.» Si mise al suo fianco e la circondò con un braccio, tirandola vicino vicino a lui. «Così.»
I loro visi erano a pochissima distanza e, anche se era buio, Deva riusciva a vedere il colore dei suoi occhi. Marroni. Caldi. Avvolgenti. Fu travolta da una fortissima emozione. Sentì il cuore farsi grande e allo stesso tempo fare male per la consapevolezza che da quel ragazzo non si sarebbe più voluta staccare. Con gli occhi fissi in quelli di lui, fece scivolare il braccio dietro alla sua schiena, sfiorando la pelle calda con la punta delle dita. Aveva ancora voglia di lui, dei suoi baci ardenti, ma stare abbracciati così le piaceva. La faceva sentire amata.
«È stato come te lo aspettavi?» chiese quasi sussurrando, improvvisamente timorosa del suo giudizio. Lei si era lasciata andare completamente, non aveva pensato a niente, nessun pensiero intrusivo aveva rovinato quel momento. Solo lui e le sensazioni che le aveva fatto provare, e le era piaciuto tantissimo. Ma a lui era piaciuto?
Odiava sentirsi così insicura con i ragazzi. Nel lavoro, nella vita di tutti i giorni, erano poche le volte in cui sentiva di avere paura o di essere in ansia, ma quando si trattava di relazioni sentimentali ecco che venivano fuori tutte le sue fragilità. Dopo la sua ultima storia si era fatta talmente tante domande che alla fine aveva iniziato a credere che per gli uomini stare con lei era solo un capriccio e in realtà non piaceva a nessuno.
Theo sorrise ironico. «Mi stai chiedendo se mi è piaciuto?»
Consapevole di avergli detto solo qualche minuto prima che certe cose non andavano chieste, diventò rossa e rispose: «Sì.»
«No.» Risposta secca, sguardo diretto.
No. No? Deva sentì il cuore accelerare e una sensazione di disagio strisciare lungo la spina dorsale. Si irrigidì, spostò lo sguardo lontano da quello di lui e si tirò indietro. Theo l'avvolse più stretta tra le braccia. La gola si strinse. Si sentiva soffocare, la testa chiusa nel collo di Theo, le sue braccia che le impedivano qualsiasi movimento. Perché aveva detto no? Per umiliarla? E lei perché glielo aveva chiesto, perché si era esposta con le sue stesse mani a quell'umiliazione? Non era neanche più capace di soddisfare un uomo. E lui perché continuava a stringerla, maledizione? La risata sommessa di Theo le accarezzò la guancia che bruciava di imbarazzo, le sue labbra si avvicinarono all'orecchio.
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Indelebile [Theo Hernandez]
FanfictionDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...