35. Il nuovo socio

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Dal cielo grosse nuvole scure sputavano pioggia gelata

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Dal cielo grosse nuvole scure sputavano pioggia gelata. Tenendosi l'orlo del vestito per non farlo bagnare, Deva corse verso l'ingresso del ristorante. Una volta a riparo si sistemò il vestito, un lungo abito di velluto scuro, accollato e aderente sulle curve, impreziosito da una cintura sottile di brillanti e da un paio di decolté argentate dal tacco a spillo. Passò una mano tra i capelli per scrollare via qualche goccia di pioggia rimasta impigliata ed entrò nella sala che era stata riservata a loro.

Quella sera si festeggiava il compleanno di Gianfederico ed erano stati invitati tutti gli agenti che facevano parte dell'agenzia oltre agli amici del festeggiato. Deva era agitata, si guardò intorno sentendo l'ansia pungolarle lo stomaco. Sapeva che quella sera Gianfederico avrebbe annunciato il nome del nuovo socio, lo aveva detto lui stesso quando li aveva invitati alla festa.

Il ristorante era molto chic, tavoli di legno scuro, sedie dallo schienale alto, lampadari di cristallo. Deva lo conosceva bene, era un posto frequentato anche da suo padre. Gianfederico le andò incontro appena la vide.

«Deva, cara.»

La baciò sulle guance. Quella sera era più elegante del solito, indossava un completo scuro con giacca a doppio petto, fatto su misura. I capelli ingrigiti avevano un taglio moderno, più corti ai lati, con un ciuffo pettinato a regola d'arte che scendeva di lato. Dimostrava meno dei cinquantotto anni che compiva quel giorno. Lei gli porse una scatolina nera opaca.

«Buon compleanno.»

«Non dovevi» rispose lui, prendendo la scatolina e accarezzandole il braccio.

«È una sciocchezza» disse Deva, mentre lui sollevava il coperchio.

Gianfederico inarcò un sopracciglio. «Una sciocchezza?» La abbracciò. «Grazie, è un regalo molto gradito.»

«Mi fa piacere» rispose Deva sorridendogli. Gli aveva regalato un abbonamento annuale in un centro di padel. Da poco Gianfederico aveva cominciato a giocarci con gli amici e ne era entusiasta, qualche volta ne aveva parlato anche con lei.

Si congedò da lui e salutò le persone che conosceva, alcuni vecchi amici di suo padre, le mogli dei suoi colleghi di lavoro. Si sedette vicino a Roberto Leva e sua moglie, accanto al suo "rivale". Mangiarono a base di pesce, piatti della tradizione locale e altri dal sapore più esotico. Sarebbe stata una serata piacevole se non fosse stata così tesa. Deva era quasi sicura che il posto da socio sarebbe stato il suo. Aveva lavorato tantissimo nell'ultimo periodo, aveva portato all'agenzia Rafael Leao e un altro paio di profili emergenti, aveva sistemato la questione Theo, portandolo a un rendimento molto alto in campo e a un rinnovo soddisfacente per tutte le parti, in pochissimo tempo.

Pensare a Theo era ancora complicato, si mischiavano una serie di emozioni che la tenevano prigioniera in uno stato di avvilimento che riusciva a superare solo dopo un pianto. Succedeva spesso, quando era da sola e l'assenza di Theo faceva rumore dentro al cuore.

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora