Amara si dileguò tra la calca di corpi che affollava il salotto di Theo e Deva rimase da sola. Si guardò intorno, stringendo tra le mani la minuscola borsetta nera con il gancio a forma di teschio. Sebbene avesse già visto gran parte dell'allestimento la sera prima, rimase impressionata dall'effetto che faceva al buio. Sembrava di stare in una vera e propria discoteca. Si spostò verso il punto in cui si serviva da bere, gettando con la coda dell'occhio uno sguardo verso Theo. Era bellissimo, col mantello di velluto che ricadeva sul torso nudo e gli occhi rossi. Una mano invisibile le aveva stritolato forte lo stomaco appena lo aveva visto. Lui si era accorto che c'era qualcosa che non andava in lei, il suo viso si era rabbuiato quando lei si era scansata per non farsi abbracciare. Era stato un gesto istintivo, di cui si era subito pentita. Si era ripromessa di non mostrare alcun tipo di emozione. Non ci stava riuscendo.
Fino all'ultimo Deva era stata sul punto di disertare la serata, ma poi si era lasciata convincere da Amara, che le aveva prestato il bustino, la mantellina e le splendide scarpe che indossava. Se ne era innamorata immediatamente e probabilmente era andata alla festa solo per poter indossare quelle scarpe. Erano un paio di décolleté a punta nere lucide con la suola rossa e un pugnale al posto del tacco. Molto gotiche e perfette per il look da vampira che le aveva consigliato sua sorella. Come se sapesse che anche Theo si sarebbe vestito così. Ironia della sorte, erano gli unici due ad essere vestiti da vampiro. E lei che credeva che si sarebbe mischiata tra gli invitati con un vestito comune.
Prese un cocktail dal colore rosso sangue, quello che stavano servendo a tutti, e bevve un sorso. L'alcool le bruciò subito la gola. Cercò di nuovo Theo con lo sguardo. Stava con un gruppo di ragazzi, allargava le braccia mentre parlava, come se stesse descrivendo qualcosa, e gli occhi rossi brillavano al buio. Gli stavano bene. Appena li aveva visti un brivido di piacere l'aveva percorsa tutta.
Quella mattina si era svegliata con un bacio di Theo. Un tenero, dolcissimo bacio sulla guancia e le sue dita che la accarezzavano. Si erano salutati con altri baci e tanti sorrisi, e Deva si era sentita piena di felicità. Completa, come se fossero una coppia e quella scena era destinata a ripetersi ogni mattina. Poi, però, appena lui era uscito e lei di era stiracchiata nel letto, guardandosi attorno, l'immagine della ragazza nuda che aveva visto in quello stesso letto la prima volta che era stata lì l'aveva costretta a mettere immediatamente i piedi per terra. E non solo in senso metaforico.
Si era recata nel bagno che Theo aveva in camera, era entrata nella doccia e aveva aperto l'acqua, chiudendo gli occhi e respirando piano per scacciare via il fastidio che sentiva. Con Theo stava troppo bene, era quello il problema. Non riusciva a dirgli di no perché le dava tutto quello di cui aveva bisogno. Ma non potevano continuare. Se fosse venuta fuori la sua storia con Theo per lei sarebbe stata la fine, lavorativamente parlando. Non solo era un suo assistito, ma addirittura molto più piccolo. I suoi colleghi le avrebbero reso la vita un inferno, sminuendola e minando la sua credibilità.
Aveva aperto gli occhi e cercato il sapone, e le si era formato un macigno sullo stomaco. Accanto al docciaschiuma di Theo, contrassegnato dalla scritta "for men", c'erano svariati prodotti da donna. Un sapone dal profumo delicato, una maschera e un balsamo per capelli lunghi e secchi. Si era detta che forse li aveva lasciati lì la sua precedente fidanzata, ma il colpo di grazia lo aveva ricevuto quando era uscita dalla doccia e aveva aperto un armadietto per cercare un asciugamano. Aveva trovato uno spazzolino usato, una piastra per capelli, un pacco di assorbenti. Nel bagno personale di Theo. Era fin troppo evidente che in quella casa ci fosse la presenza assidua di una donna. Nella camera da letto di Theo, in particolare. E quello stronzo aveva avuto anche il coraggio di dire che si era innamorato di lei.
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Indelebile [Theo Hernandez]
FanfictionDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...