Deva fu svegliata dall'improvviso suono del cellulare. La stanza era completamente buia, ad eccezione della luce proveniente dallo schermo che rischiarava parte della testiera del letto. Confusa, strinse gli occhi e allungò la mano verso il comodino per prenderlo. Doveva essere notte fonda. Il cuore pompò più veloce. Chi poteva chiamarla a quell'ora? Era forse successo qualcosa a sua sorella Amara? Deva si portò il cellulare davanti agli occhi.
Theo.
Il cuore prese a batterle per un'agitazione diversa. Si schiarì la gola. «Pronto?»
«Deva, sono qui sotto, c'è una guardia che non mi fa passare. Per favore, potresti dirgli di lasciarmi salire?» Nella voce di Theo c'era una certa urgenza, condita da un pizzico di nervosismo.
Deva alzò il busto, affondando la mano libera nel materasso per tenersi dritta. «Sei qui sotto?» ripeté incredula. Perché Theo era lì? Si sarebbero dovuti vedere a Monte Carlo, lui avrebbe dovuto essere a Parigi...
«Puoi parlare con questo tizio, per favore?» insistette lui.
«Sì, sì. Passamelo.» Si lasciò ricadere sul cuscino e si stropicciò gli occhi, cercando di scacciare il torpore del sonno per capire cosa stesse succedendo.
«Signora Deva? Sono Emanuele. Mi dispiace doverla disturbare a quest'ora, ma c'è il signor Hernandez che chiede di salire.»
«Ciao Emanuele, lascialo passare, grazie» rispose, chiudendo subito la comunicazione.
Col cuore che batteva contro le costole, ancora spaventato dal suono improvviso del cellulare, Deva scostò con uno strattone le coperte e corse verso l'ingresso, agitata. Molto del suo stato d'animo di quel momento se lo stava portando dietro dai giorni precedenti e ora l'imminente incontro con Theo le metteva l'animo in subbuglio. Aprì la porta e, un istante dopo, Theo comparve davanti a lei. Si infilò dentro casa e si richiuse velocemente la porta alle spalle.
«Deva.» Le braccia di Theo la strinsero forte.
Deva si infilò in quell'abbraccio che aveva il sapore di un porto sicuro. Dopo tutti quei giorni tristi e pieni di pensieri, tra le braccia di Theo le sembrava di poter respirare di nuovo. Si scostò di malavoglia e alzò gli occhi sui suoi.
«Theo, che succede?»
Gli occhi di Theo non erano preoccupati o ansiosi. Brillavano invece di una felicità che arrivò dritta al cuore di Deva. Sembrò che in quel momento una mano invisibile glielo stritolasse. La consapevolezza che lui era lì, proprio lì, davanti a lei, e che forse quello era il momento giusto per parlare la svegliò completamente. Si sottrasse dal suo abbraccio. Ma le mani di Theo furono subito sul suo viso. E la bocca sulla sua. Continuò a tenere le mani sul suo viso, carezzandola e guardandola con amore. Deva tremò, incapace di sottrarsi a quello sguardo nonostante sapesse di doverlo fare.
«Ho letto il messaggio e mi sono precipitato qui. Hai detto che dovevi darmi una notizia importante.»
La tensione si allentò un poco, sciogliendole le spalle. Deva sorrise e lo colpì delicatamente al petto. «Dio mio, mi hai fatto prendere un colpo. Potevamo aspettare domani, no?»
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Indelebile [Theo Hernandez]
FanfictionDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...