49. Delusione

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Era stata una giornata pesante e caotica. Deva aveva girato per Milano come una trottola, correndo da un appuntamento all'altro, senza avere un attimo di respiro. Prima di rientrare a casa si era fermata a comprare un cellulare nuovo, il suo era finito sotto le ruote di una macchina mentre cercava di tirarlo fuori dalla borsa e contemporaneamente correre verso il bar in cui l'attendeva il primo appuntamento della giornata. Era in ritardo per via di una discussione avuta con Gianfederico, di prima mattina, che era durata un bel po'.

Deva stava rimuginando sulla possibilità di lasciare definitivamente la GGSports quando il cellulare si era messo a squillare e contemporaneamente il semaforo era diventato verde. Correndo dall'altro lato della strada aveva frugato nella borsa e quando lo aveva preso, questo le era scivolato di mano ed era finito in mezzo alla strada, schiacciato dalle decine di macchine che sfrecciavano a tutta velocità.

Dà lì in poi era stato tutto un crescendo di ritardi con l'impossibilità di contattare chiunque per avvisare e le corse disperate per il centro città. Aveva mal di testa quando infilò la macchina nel garage e prese l'ascensore. Si appoggiò alla parete, spacchettando il telefono nuovo.

La prima cosa che avrebbe fatto una volta messo piede in casa sarebbe stata chiamare Theo. Non lo aveva sentito per tutto il giorno. Le mancava e, pur sapendo che lo avrebbe rivisto in serata, aveva voglia di sentire la sua voce.

Aprendo la porta si accorse della luce accesa in sala e scorse Theo seduto sul bordo del divano con le mani nei capelli. La sua testa scattò in alto. Deva era troppo felice per accorgersi degli occhi rossi e dello sguardo disperato. Theo balzò in piedi e le venne incontro.

«Deva.»

«Amore, non dovevi rientrare stasera?»

Deva gettò a terra la borsa e avvolse le braccia attorno al busto di Theo, poggiando il viso sul suo petto. Sui suoi vestiti si sentiva l'odore del mare. Theo la strinse forte, ma dal suo corpo si percepiva una certa tensione. In quel momento non se ne preoccupò, troppo felice di poter stare con lui dopo quella giornata interminabile. Il suo abbraccio era confortante.

«Deva, ti giuro che non è successo niente.»

«Ho avuto una giornata di merda.»

Le parole vennero fuori contemporaneamente, accavallandosi l'una sull'altra. Deva staccò la testa dal petto di Theo e lo osservò. Il viso era leggermente arrossato sul naso e sotto gli occhi per via del sole, ma fu il suo sguardo preoccupato a metterla in allarme.

«Di cosa stai parlando?»

Negli occhi di Theo passò un attimo di confusione. «Perché hai il telefono staccato?»

«Si è rotto stamattina. Ne ho appena comprato uno nuovo, mi hanno detto che ci vorrà qualche giorno per ripristinare il mio vecchio numero.»

«Quindi non hai visto niente?»

«Che avrei dovuto vedere?»

Il suo volto si trasformò in una maschera di dolore, come se non volesse essere lui a darle quella notizia. «Deva...»

Deva si staccò da lui e lo guardò con più attenzione. «Theo, che cazzo hai combinato?» Non era sicura di essere in grado di sopportare ulteriore stress, quel giorno. Theo era stato a Ibiza con gli amici, aveva sicuramente bevuto e probabilmente aveva fatto qualche casino. La frase "non hai visto niente" implicava che qualsiasi cosa avesse combinato era già di dominio pubblico.

Theo si passò una mano tra i capelli, imbarazzato e intimorito. «Sono uscite delle foto, di ieri sera. Ma non è assolutamente come sembra.»

Proprio come pensava. Deva allungò una mano verso di lui, mortalmente seria. Possibile che non riuscisse a stare lontano dai casini per una volta? Era incredibile con quanta facilità riuscisse a dimenticare di avere gli occhi di tutti puntati addosso quando era in giro. Soprattutto quando era in giro a fare festa. «Fammele vedere. Dove sono uscite?»

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora