14. Gli occhi non mentono mai

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Quella mattina era piovuto

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Quella mattina era piovuto. La nebbiolina si spandeva come un tappeto sul campo da gioco, l'aria era pervasa dall'odore di terra bagnata, resina, foglie in decomposizione. A Theo piaceva quell'odore. Gli piaceva l'odore dell'erba appena tagliata e il terreno pregno di acqua. Per questo aveva scelto di abitare fuori città, circondato dal verde.

Theo scese sul terreno da gioco insieme ai compagni per iniziare l'allenamento. Faceva freddo. Respirò a fondo l'aria purificata dalla pioggia.

Preferiva l'odore del mare, però. La sabbia calda, il sole sulla pelle, tuffarsi in mare aperto. Ora che la stagione estiva si era conclusa sentiva la mancanza delle serate calde a ballare sudati sulla spiaggia, il sapore della pelle bruciata dal sole, i capelli tinti di biondo che spesso si faceva.

Deva preferiva l'estate o l'inverno? Secondo lui l'estate. Gli dava l'idea di essere una ragazza molto calda. Se la immaginò con un vestitino aderente e la pelle abbronzata, e sospirò. Non sapeva niente di lei. O forse qualcosa lo sapeva. Sapeva che aveva sofferto per la separazione dei suoi genitori, come lui. Conosceva la morbidezza della sua bocca.

Probabilmente quella la conosceva anche Sergio. Theo lanciò un'occhiata nella sua direzione. Sergio stava insieme agli altri assistenti del mister, la testa china su un computer, a controllare i dati di ognuno di loro. Cosa poteva mai trovarci Deva in un tipo come lui? Ancora non si dava pace per averli visti andare via insieme la sera prima. Dove erano andati? Avevano scopato? Il solo pensiero gli provocava prurito dappertutto. Forse era così che lei lo ripagava per i report che le mandava ogni giorno, andandoci a letto. Non gli piaceva, non gli piaceva proprio per niente pensare ad una cosa del genere. Deva non era quel tipo di ragazza. Ma in fondo Theo non la conosceva.

Un altro pensiero gli balenò per la testa, Sergio poteva essere quello non importante. Il tipo che l'aveva fatta soffrire. Guardandolo ancora una volta, non riusciva a spiegarsi come Deva avesse potuto perdere la testa per uno così. Uno ordinario. Altezza media, capelli castani tagliati in modo semplice, un po' di pancetta. Lei era troppo bella per stare con uno così. Passando davanti a Sergio, affilò lo sguardo quando si rese conto che lo stava guardando. Sergio gli rivolse un sorriso timido e imbarazzato e abbassò subito gli occhi sul computer.

Bene, pensò Theo ancora più nervoso, non aveva neanche le palle di guardarlo negli occhi. Doveva fargli capire in fretta come stavano adesso le cose, adesso che aveva messo lui gli occhi su Deva.

A fine allenamento andò incontro a Sergio. «Sergio. Come va?» Abbozzò un sorriso, ostentando una certa sicurezza nello sguardo.

Sergio continuò a camminare, tenendo la testa girata dall'altra parte rispetto a lui. «Tutto bene, Theo, grazie. A te come va?»

«Quindi sei tu quello che passa i miei dati giornalieri a Deva?»

A quel punto, l'uomo si fermò e lo guardò negli occhi. «Lo so cosa stai pensando, sto violando il segreto professionale. Ma lei è il tuo procuratore e poi mi fido, so che non li diffonderebbe mai.»

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora