Theo si affrettò a salire sull'aereo privato che lo avrebbe portato in Francia. Era in ritardo, sarebbero dovuti partire già da mezz'ora, ma si era fermato in centro per prendere un pensierino per Deva. Glielo aveva fatto recapitare all'agenzia, cosicché lo avrebbe trovato appena arrivata al lavoro. Voleva che le spuntasse un sorriso ripensando alla loro nottata. Era stato benissimo, come ogni volta con lei, che era in grado di portarlo sempre oltre l'appagamento fisico fine a sé stesso.
Salutò l'hostess e il comandante, che stavano chiacchierando vicino al portellone, ed entrò.
«Eccolo, finalmente» esclamò Olivier Giroud.
Di fronte a Theo, seduti ai lati opposti del corridoio, c'erano Mike e Olivier. Mike sollevò la testa dal cellulare e lo salutò con un cenno del capo.
«Scusate, ragazzi, c'era traffico.»
Giroud rise di gusto. «Sì, il traffico. Hai la faccia di uno che si è appena svegliato.»
Theo sorrise. «Non ho proprio dormito.»
Dopo aver lasciato Deva in hotel, era tornato dai suoi amici e, poco dopo, era partito per l'Italia. Era atterrato a Milano, rientrato subito a casa, preparato la valigia e ora si apprestava a ripartire per Parigi. Contava di fare un pisolino durante il volo.
Avanzando nella cabina Theo notò che, oltre a Mike e Olivier, con cui sapeva di dover viaggiare, c'era un'altra persona, seduta di spalle, di fronte a Olivier. Fece qualche altro passo in avanti e si voltò. Gli comparve davanti la faccia sorridente di suo fratello. Theo spalancò la bocca per la sorpresa.
«Lucas!»
«Ehi, ce l'hai fatta ad arrivare.» Lucas si alzò in piedi e abbracciò Theo. «Stavamo per partire senza di te.»
«Che diavolo ci fai qui? Credevo che ci saremmo visti a Parigi. Sei venuto a Milano, ieri sera?»
«Sì.»
Theo si diresse nel fondo della cabina per lasciare la sua borsa e tornò a sedersi di fronte al fratello. «Hai dormito a casa?» Lucas non aveva l'aria sbattuta come la sua, di sicuro non aveva fatto baldoria tutta la notte. Pensò che fosse andato a dormire a casa sua, anche se era strano che non lo avesse avvisato. Ma dal sorrisetto malizioso che il fratello gli rivolse capì che era stato con una delle sue amiche. Probabilmente qualche modella francese che si trovava a Milano per lavoro.
«No, sono rimasto a Milano.»
Theo annuì. Poggiò la testa contro il sedile e chiuse gli occhi. Cominciava ad accusare una leggera stanchezza. Per un po' rimasero in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. Theo si chiese se Deva fosse a casa, se stesse riposando. Pensò a quando, qualche ora prima, si era addormentata sulla sua spalla, sfinita, e appena riaperti gli occhi lo aveva baciato. Non avrebbe mai voluto lasciarla andare. A Madrid erano stati fin troppo liberi e Theo aveva paura di trovare una Deva diversa al ritorno dalla pausa delle nazionali. Lei aveva il brutto vizio di preoccuparsi dei giudizi della gente e se a Madrid avevano fatto dei passi avanti, a Milano rischiavano di farne parecchi indietro.
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Indelebile [Theo Hernandez]
FanfictionDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...