31. Tornare indietro

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Rientrare a casa fu triste

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Rientrare a casa fu triste.

Dopo che Theo era andato a farle visita in albergo in piena notte, Deva era rimasta sveglia a rimuginare. Si era distesa sotto le coperte col corpo ancora caldo e pregno dell'odore di lui. L'ultima volta, aveva detto lui, e questo era bastato a farla scoppiare in lacrime. Scendevano leggere e silenziose, amare e brucianti di senso di colpa. Forse avrebbe dovuto farlo restare a dormire in camera sua, quando era uscito aveva l'aria di uno che avrebbe potuto combinare una cazzata da un momento all'altro. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Così come non si sarebbe mai perdonata se Theo avesse ripreso a fare la vita che faceva prima che si incontrassero, sabotando la sua carriera in ascesa.

Lui glielo aveva promesso, no? Qualsiasi cosa fosse successa tra loro non avrebbe inficiato le sue prestazioni in campo, né la concentrazione sulla sua carriera. Ma la delusione che aveva scorto sul viso di Theo era troppo grande per poter passare in sordina. Deva temeva che avrebbe prodotto degli strascichi pesanti. Il senso di colpa aumentò. Si sentiva una stronza per averlo ferito e una cretina per aver ceduto a lui la prima volta. Se fosse stata al suo posto, in quel momento non ci sarebbero stati due cuori sofferenti e un probabile effetto boomerang che si sarebbe catapultato su tutti e due.

Le lacrime si erano incrostate alle guance e il sole aveva rischiarato la stanza. E dopo una doccia si era buttata in una nuova, frenetica, giornata di lavoro. Aveva incontrato persone fino a tarda sera. Si era fermata un'altra notte a Monte Carlo e nel pomeriggio del giorno dopo era tornata a Milano.

Ora quella casa nella quale si rifugiava per lasciarsi alle spalle la freneticità delle sue giornate le sembrava ancora troppo piena di Theo.

Il letto odorava ancora di lui. Nel salotto c'era ancora la sua risata dell'ultima notte che era stato lì, rimasta incastonata tra le pareti.

Con indosso dei vestiti comodi, si preparò da mangiare e cercò un film da guardare. Non era il caso di guardare qualcosa di romantico, le ricordava Theo e tutti i suoi tentativi di conquistarla. Increspò le labbra in un sorriso amaro. Lei lo aveva detto che non sarebbe durata. In effetti, alla fine non ne avevano guardato nemmeno uno di film insieme.

Era il primo momento in cui si soffermava a pensare a lui dopo gli eventi di quei giorni. Theo era stato crudo l'ultima notte, le sue parole erano state come uno schiaffo che brucia e lascia il segno, ma i suoi gesti si erano rivelati ancora una volta di una dolcezza delicata. Quando l'aveva stretta e le aveva sussurrato di voler respirare ancora una volta il suo odore Deva si era sentita morire. Respirò una boccata di malinconia, si lasciò sprofondare nel divano, con le ginocchia al petto e la testa incassata nelle spalle. Poteva guardare un documentario, magari qualcosa di impegnativo, che la tenesse con la mente occupata.

Stava facendo scorrere la lista dei documentari sullo schermo della televisione quando il suo cellulare notificò l'arrivo di un messaggio.

Rimase delusa quando non lesse il nome di Theo, lui le mandava sempre dei messaggini la sera. Lui la riempiva sempre di piccole attenzioni che già mancavano come l'aria. Ma un istante dopo si rese conto di chi le aveva scritto e inizio a sentirsi agitata e nervosa. Era Mirco. Da quanto tempo non lo sentiva? Si era dimenticata di lui, assorbita dalla passione che era scoppiata con Theo. Si era dimenticata di lui con estrema facilità, quando fino a poco tempo prima lo aveva creduto impossibile.

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora