Theo si stava impegnando.
Durante gli allenamenti non si risparmiava, spingeva il suo fisico fino al limite, sfidava se stesso a fare sempre meglio del giorno prima. Riposava il giusto, mangiava sano e non toccava più alcolici.
La difficoltà maggiore la avvertiva la sera, quando usciva e non beveva, non tornava tardi, non andava alle feste e a ballare. Rico era tornato in Spagna per qualche giorno e Theo usciva con alcuni compagni di squadra. Cena leggera, due chiacchiere e poi tutti a casa. Sul divano guardava le partite di calcio, i suoi giocatori preferiti, e si domandava cosa gli stesse succedendo. Quello era il momento peggiore. In tutta onesta, cosa aveva fatto? Aveva iniziato a sabotarsi da solo per paura di affrontare una debolezza che si stava appena manifestando.
Era solo per via del suo carattere, lo sapeva. Molto spesso il suo temperamento aveva portato gli altri a dirgli che doveva cambiare se voleva diventare qualcuno, che doveva maturare. Ma lui era fatto così. Non era forse vero che tutti i geni erano un po' folli?
Sentirsi dire in continuazione che non andava bene aveva fatto nascere in lui la paura che forse avevano ragione gli altri e lui non sarebbe mai diventato il miglior terzino sinistro al mondo. Quindi perché continuare a credere in qualcosa che non si sarebbe mai avverato? Meglio godere della notorietà e della giovinezza che impegnarsi per poi fallire.
Deva, però, aveva cambiato le carte in tavola. Ogni giorno si sentiva con lei, si scambiavano dei messaggi sull'andamento degli allenamenti e sui suoi risultati. Deva era riuscita a recuperare tutti i suoi report giornalieri e monitorava tutto, senza lasciarsi sfuggire niente. Non si poteva dire che la ragazza non prendesse sul serio il loro patto.
Tutti i giorni, da quasi una settimana, le chiedeva di vedersi anche solo per fare una chiacchierata, ma lei rifiutava sempre. Aveva sempre qualche altro impegno. Sicuramente con il tizio non importante che aveva dimenticato di menzionare con lui. Le parole di Amara continuavano a rimbombargli in testa, notte e giorno. L'idea che Deva potesse guardare qualsiasi altro uomo come aveva guardato lui in piscina lo faceva impazzire.
A conclusione della settimana più assurda della sua vita, Theo era sceso in campo e aveva giocato da Theo. Non ricordava da quanto tempo non si sentiva così soddisfatto. Nello spogliatoio si godeva l'allegria dei compagni e sbirciava i commenti alla sua prestazione sui social. Nessuno più lo insultava, ad eccezione dei tifosi avversari, ma quello era solo pane per i suoi denti. Adorava far incazzare gli avversari.
Quella sera era felice anche per un altro motivo: era il suo compleanno. Theo aveva invitato Deva a casa sua, alla festa che aveva organizzato Rico, e sperava di riuscire a trovare del tempo per stare da solo con lei. Sperava di poter accarezzare ancora quelle labbra che tanto lo avevano tormentato in quei giorni. D'altronde era il suo compleanno, Deva avrebbe potuto anche esaudire il suo desiderio.
*
Erano quasi le dieci quando Deva si apprestò a varcare il cancello della casa di Theo Hernandez. La squadra nel pomeriggio era stata impegnata a giocare una gara di campionato a Monza e Theo le aveva detto che la sua festa di compleanno sarebbe iniziata dopo le nove.
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Indelebile [Theo Hernandez]
Fiksi PenggemarDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...