Deva gli mancava.
Anche la probabilità di essersi fatto male sul serio e di dover rinunciare agli impegni con la nazionale non lo impensieriva come la sua attuale situazione con Deva. Non la sentiva da quando era uscito da casa sua sbattendo furiosamente la porta, e quando l'aveva vista la sera precedente allo stadio per poco non gli era impazzito il cuore.
Ma non era riuscito a perdonarle l'atteggiamento rassegnato che aveva avuto davanti alle foto.
Se ne stava disteso sul divano con la tensione che ancora gli infiammava le vene. Aveva appena finito di parlare con suo fratello. Lucas lo aveva rimproverato, gli aveva detto che si stava comportando come un bambino e che era ora di alzare il culo e andare da lei.
"Che stai aspettando? Che se la prenda qualcun altro?"
La sola idea gli faceva ribollire il sangue di gelosia. Deva insieme a un altro non era qualcosa che avrebbe potuto sopportare. Lei era sua. Il modo in cui lo guardava, come si accoccolava tra le sue braccia, la sera, dopo una giornata di lavoro, come pronunciava il suo nome mentre facevano l'amore, tutto di lei gli era diventato essenziale.
Non aveva mai provato sentimenti così profondi, per nessuna. Solo Deva era capace di farlo camminare a tre metri da terra e nello stesso tempo farlo sprofondare nelle sue viscere. Si proteggeva ancora da lui. Nonostante le avesse dimostrato che per lei impazziva e sarebbe andato anche su Marte se glielo avesse chiesto, Deva si aspettava che la tradisse. Non si fidava di lui.
Non si fidava di lui ma continuava a stare con lui. Era pazza, gli aveva regalato anche una Ferrari, gli aveva detto che poteva trasferirsi da lei pur sapendo che le avrebbe spezzato il cuore. Lo amava. Lo amava incondizionatamente, così come era, pur sapendo che la sua testa calda lo avrebbe potuto portare a compiere qualche stronzata. Deva lo amava davvero.
Theo sentì lacrime pizzicargli gli occhi e si mosse sul divano, in cerca del telefono che aveva gettato lontano dopo la telefonata con Lucas. Doveva chiamare subito la sua donna e chiederle scusa per come si era comportato. Viveva i sentimenti in maniera istintiva, urlando e facendo scenate, mentre Deva era tutto l'opposto, lei si teneva tutto dentro. Non sentiva il bisogno di sfogarsi rompendo qualcosa o prendendo a cazzotti il muro, Deva implodeva dentro. Ed era peggio.
Stava soffrendo tanto quanto lui per la loro separazione, ne era certo. La sera prima l'aveva vista allo stadio e i suoi occhi tristi gli avevano fatto sanguinare il cuore prima che la rabbia prendesse il sopravvento. Sbatterle la porta in faccia, chiuderla fuori dalla sua vita in quel momento delicato, era stato un balsamo per il suo orgoglio. Ma più passavano le ore più realizzava che il suo orgoglio l'aveva solo tenuto lontano dall'unica persona che voleva vicina e alla quale, in fondo, doveva delle scuse, per essere stato uno sciocco ed essersi fatto fotografare con la sua ex.
Mise un piede a terra, imprecando per la forte fitta di dolore che partì dalla caviglia ancora molto gonfia. Si allungò col busto, flettendo al massimo il braccio per riuscire ad agguantare il cellulare che aveva spedito davvero molto lontano. In quel momento sentì il rumore di una macchina che si fermava nel parcheggio della sua abitazione. Quella mattina non aveva aperto le tende del salone per cui non ebbe modo di vedere chi fosse, ma si alzò di scatto e, zoppicando, si avvicinò alla porta sperando che fosse Deva.
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Indelebile [Theo Hernandez]
FanfictionDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...