3. Non ho bisogno di nessuno

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La luce del sole ferì i suoi occhi gonfi quando uscì fuori

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La luce del sole ferì i suoi occhi gonfi quando uscì fuori. Theo fece una smorfia e si affrettò ad infilare gli occhiali scuri. La ragazza che era comparsa a casa sua e diceva di essere la sua agente camminava davanti a lui, i passi misurati e attenti a non far incastrare i tacchi a spillo nel prato. Theo tenne fisso lo sguardo sul suo fondoschiena, alto e sodo, messo in risalto dal tubino aderente che indossava. Gli sembrava strano non averla mai notata alla GGSports, Deva era bellissima. Forse aveva iniziato a lavorare per la sua agenzia da poco tempo. D'altronde Theo incontrava solo Gianfederico, e quasi mai nei suoi uffici.

Lo aveva colpito immediatamente, per la delicatezza del suo viso e l'armonia delle sue curve. E aveva anche un carattere deciso, forse anche troppo. Lo aveva appena definito un ragazzino e gli bruciava più di quando riuscisse ad ammettere. Theo si accostò a lei e la afferrò per un braccio, stringendo appena, per non farle male.

«Ehi Deva, non mi piace come mi hai parlato dentro.»

Deva si fermò e piantò gli occhi nei suoi. Erano di un intenso color nocciola, tempestati di pagliuzze verde scuro. «Neanche a me è piaciuto il tuo atteggiamento. Sono il tuo agente, non una tua amichetta.»

Più la guardava, più si rendeva conto di quanto era bella. La scollatura appena accennata del tubino gli faceva intravedere un seno che avrebbe voluto accarezzare con la bocca. E quell'aria corrucciata glielo stava facendo venire duro al pensiero di come avrebbe potuto cancellarla, trasformandola in un'aria di assoluta beatitudine. Ma lei lo aveva definito un ragazzino, e il Theo ragazzino l'avrebbe provocata un altro po'.

«Non sono tenuto a fare quello che dici tu.»

«Credimi Theo, preferirei essere altrove in questo momento.»

Inaspettatamente, si sentì turbato dalla risposta. Un muscolo guizzò sulla mascella, Theo lasciò cadere il borsone a terra e infilò le mani in tasca. «Perché non te ne vai, allora? Non ho mica bisogno di te. Puoi riferire a Gianfederico che sto benissimo e che domani farò il mio dovere.»

La vide sospirare, e forse era tentata di andare via sul serio. Poi alzò la testa verso di lui e sfoderò un sorriso che per un attimo gli fece vibrare lo stomaco. Era un misto di sensualità e dolcezza. Deva fece un gesto verso il parcheggio. «Sali in macchina, per favore. So che non hai bisogno di me, ma andiamo a rilassarci in una spa, non al patibolo.»

Theo indugiò qualche istante di troppo sul viso di lei e sulle labbra, poi posò lo sguardo sulla Maserati parcheggiata accanto alla Lamborghini di Rico. Bella ed elegante come Deva. La tensione scivolò via, sostituita subito da un allegro sorriso. «Posso guidare io?»

Un lampo di un sorriso comparve anche sulle labbra di Deva, piene e rosse come ciliegie succose. «Preferirei di no.»

Theo si accomodò sul sedile del passeggero, gettando il borsone sui sedili posteriori. Accese subito lo stereo, storcendo il naso quando sentì un cantante italiano che si lamentava e gettava degli acuti fastidiosi sulle note di una melodia struggente. Grugnì un'imprecazione.

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora