Prima ancora di aprire gli occhi, Theo avvertì il calore di un altro corpo accanto al suo. Si girò su un fianco e il profumo inconfondibile di Deva gli inebriò il cervello, risvegliando in lui un selvaggio istinto di possessione. Sembrava che non esistesse altro che il bisogno di farla ancora sua, perdersi dentro di lei e ascoltare i suoi gemiti di piacere.
Aprì gli occhi. Lei dormiva, pancia a terra e la schiena nuda offerta alla sua vista. Theo scostò le coperte, scoprendo la curva del sedere. Con una così c'era da perdere veramente la testa. Percorse con le dita la spina dorsale, scendendo tra le natiche e accarezzando lievemente il buchino stretto. Voleva entrare anche lì. Deva mugolò nel sonno, lui sorrise mentre il suo pisello diventava duro come il marmo. Prima o poi si sarebbe preso anche il suo culo, non ci sarebbe stata parte del corpo di Deva che non sarebbe stata sua. Scese con le dita più giù, sfiorandole le labbra. La sera prima le aveva leccate e baciate, ci aveva infilato le dita dentro senza mai smettere di usare la lingua e Deva era venuta nella sua bocca, lasciandosi assaporare fino in fondo.
Deva si mosse, spostandosi col sedere contro di lui e incontrando la sua erezione. «Theo...» gemette, voltando la testa e aprendo appena le palpebre.
Theo chiuse gli occhi e strusciò il pene tra le sue natiche, accarezzandole il fianco. Come lo eccitava sentire il suo nome sulle labbra di Deva. Ma in quel momento non poteva assecondare la sua voglia, se non si sbrigava ad uscire da quel letto non avrebbe fatto in tempo ad andare a ritirare le ultime cose per la festa e arrivare puntuale all'allenamento. Si costrinse a staccarsi da lei.
«È presto, dormi un altro po'» le disse piano.
Deva, che non si era svegliata completamente, si rimise nella stessa posizione di prima con un sospiro e scivolò di nuovo nel sonno. Theo le sistemò le coperte e saltò giù dal letto. Fece una doccia veloce, si vestì, girò per casa in cerca del telefono e quando lo trovò mandò un paio di messaggi ai suoi compagni per ricordare loro quello che dovevano recuperare per la festa.
Prima di andare via tornò in camera da Deva. Si avvicinò al letto. Lei dormiva ancora. Gli dispiaceva doverla svegliare ma non voleva andarsene senza averla salutata. Accarezzò la sua guancia con le dita, liberandola dai capelli, e baciò la pelle morbida e fresca.
«Deva?»
«Mmm?» mugolò lei aprendo gli occhi. Si tirò su velocemente appena si rese conto che lui era fuori dal letto e vestito. Spalancò gli occhi, tenendo stretto al petto il lenzuolo. «Che ore sono?»
A Theo venne da sorridere. Ma poi gli mancò il respiro quando i suoi occhi restarono intrappolati in quelli di lei. Era bellissima, nuda nel suo letto, senza un filo di trucco e i capelli in disordine. Più bella che mai. Si avvicinò per baciarla sulle labbra. «È presto, non preoccuparti. Devo passare a prendere delle cose prima di andare a fare allenamento. Volevo solo dirti che sto andando. Ci vediamo stasera?»
Deva lo fissò negli occhi. Le labbra si incurvarono in un dolce sorriso. Si sporse verso di lui e lo baciò. «Sì.»
Anche Theo sorrise, felice che avesse accettato. La baciò ancora, accarezzandole il viso col pollice. Poteva abituarsi in fretta ad una cosa così. Ogni mattina col calore del suo corpo accanto e i suoi baci prima di uscire di casa. Si rimise in piedi.
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Indelebile [Theo Hernandez]
Hayran KurguDeva ha sempre saputo che sarebbe diventata un procuratore sportivo ed ora, a trentatré anni, convive ogni giorno con le difficoltà che comporta essere donna e lavorare in un ambiente prettamente maschile. Ma ama quello che fa e, anche se non viene...