41. Tradito

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Al sesto piano dell'Hotel Domus Duomo Theo uscì dalla stanza che Fatima e le sue amiche avevano occupato dal pomeriggio e si diresse verso gli ascensori

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Al sesto piano dell'Hotel Domus Duomo Theo uscì dalla stanza che Fatima e le sue amiche avevano occupato dal pomeriggio e si diresse verso gli ascensori. Aveva avuto bisogno di un momento da solo per rimettere in ordine i pensieri. Dover fare finta di nulla era stato particolarmente complicato per Theo, quella sera. Trovarsi Deva davanti, proprio la sera dopo aver fatto l'amore con lei, per di più mentre era con Fatima, lo aveva messo in uno stato di agitazione.

Era da giorni che il nervosismo e l'inquietudine non gli davano tregua. Ora si era aggiunta anche la frustrazione per il desiderio che provava per Deva e che non poteva soddisfare come voleva. Si era riacceso prepotente dentro di lui.

La sera prima, dopo aver lasciato l'appartamento di Deva era tornato a casa ed era rimasto a fissare il soffitto per tutta la notte, talmente irrequieto da non riuscire a chiudere gli occhi neanche per qualche secondo. Aveva fatto l'amore con Deva. Con Deva. Nemmeno nei momenti di cieco ottimismo aveva previsto che sarebbe potuta finire così, quando aveva deciso di andare a casa sua. Era stata una decisione presa d'istinto, dopo aver provato rimorso per tutto il giorno per come l'aveva trattata in quella discoteca.

Si era pentito un istante dopo averla trattata male, ma non immaginava che lei sarebbe corsa da Gianfederico a riferirglielo. La telefonata del suo agente aveva fatto male. In quel momento Theo aveva realizzato che non voleva assolutamente che Deva sparisse dalla sua vita. Anche se Deva non voleva stare con lui, anche se aveva preferito la sua carriera, Theo non voleva perdere l'unica cosa che lo legava ancora a lei. Nel tardo pomeriggio era tornato a Milano, per uscire con Fatima, ma nella testa continuava a rimbombargli la conversazione avuta col suo procuratore.

«Ho parlato con Deva, ha detto che non hai più bisogno di lei. Che succede?»

Theo, col cuore a mille e l'ansia che gli aveva afferrato lo stomaco tra le sue fauci, aveva cercato di spiegare cosa fosse successo la notte precedente. Ma Gianfederico sembrava sapere già tutto.

«Deva non vuole più occuparsi di te» aveva sentenziato.

E Theo si era sentito crollare il mondo addosso. Aveva capito di dover fare qualcosa subito, di doverle chiedere scusa. Ma, mentre si rammaricava del suo comportamento, era anche arrabbiato con lei, che lo aveva scaricato alla prima occasione utile. Con quello stato d'animo, diviso tra pentimento per le sue parole avventate e rabbia per il comportamento di Deva, secondo lui altrettanto avventato, aveva riaccompagnato Fatima a casa e si era precipitato da Deva. Ma non l'aveva trovata. Deciso a non rientrare a casa prima di aver parlato con lei, aveva chiamato Amara per chiederle aiuto. Lei in un primo momento gli aveva detto che non erano affari suoi e non voleva mettersi in mezzo. Theo l'aveva supplicata, le aveva spiegato tutto nei minimi particolari e alla fine Amara lo aveva fatto entrare in casa sua, dove Theo aveva trovato le chiavi dell'appartamento di Deva.

Seduto sul divano di Deva, da solo, al buio, Theo aveva ripercorso tutti i momenti vissuti con lei in quella casa. La prima volta che era stato lì e le aveva portato un mazzettino di tulipani. La loro cena e quel bicchiere di vino che si era rovesciata addosso quando si era resa conto che anche lei era molto attratta da lui. La prima volta che l'aveva vista nuda e lo avevano fatto come due che si conoscevano da sempre, con una sintonia pazzesca. E quella volta in cui era corso da lei a notte fonda perché credeva che aspettasse suo figlio. Con sgomento Theo si era reso conto di essere ancora follemente innamorato di lei e che se avesse potuto riavvolgere il tempo avrebbe rifatto tutto, non si sarebbe risparmiato neanche la sofferenza che era venuta dopo.

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora