6. Rumori molesti

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Deva non tornò subito in camera

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Deva non tornò subito in camera. Girando per il centro benessere trovò una stanzetta con una piscina quadrata per due persone, buia, con luci lungo i bordi interni della piscina che cambiavano colore passando dal blu al viola al rosso scuro. In quel momento era vuota. Si distese sul marmo sagomato e chiuse gli occhi.

La frustrazione le faceva salire le lacrime agli occhi e la rendeva irascibile. Sapeva sopportare bene le pressioni, in genere restava lucida anche sotto stress, ma quel giorno non stava andando bene. Theo Hernandez sembrava essere stato mandato apposta per metterla in difficoltà. Era diventato sempre più sfacciato e Deva temeva che non si sarebbe mai fermato. Sembrava che non riuscisse a pensare a nient'altro oltre al sesso.

Questo era per Deva un punto molto debole. Sul lavoro lei non si sentiva mai presa sul serio, sentiva sempre che gli uomini la trattavano diversamente rispetto agli altri colleghi maschi. Lei sapeva di essere capace al pari dei suoi colleghi, se non di più in alcuni casi, ma quasi nessuno glielo riconosceva. Essere la figlia di Giuseppe Monti non aiutava, poiché significava anche essere la figlia di Chaima Ramirez, una delle top model più belle di sempre, elegante e sensuale, di cui Deva era la copia spiccicata. Quante volte le era stato detto: "sei identica a tua madre, avresti dovuto fare la modella", e quanto odiava quella frase.

Odiava essere uguale a sua madre. Dopo la separazione dei suoi, Deva aveva visto quanto dolore Chaima aveva causato a Giuseppe. Lo aveva accusato di essere la causa della loro rottura, lo aveva accusato di averle rovinato la carriera, lo aveva distrutto psicologicamente al punto che Giuseppe era dovuto andare in terapia per riprendersi dalla brutta depressione che lo aveva colpito. Deva non avrebbe mai potuto trattare un uomo che aveva amato nel modo in cui Chaima aveva trattato Giuseppe, lei non voleva essere uguale a sua madre.

Anche Theo non la stava prendendo sul serio. Aveva sempre pensato di saper gestire bene i problemi dei calciatori e ce ne erano stati diversi che ci avevano provato con lei. Ma stavolta era diverso, stavolta lui la rendeva vulnerabile. Quando la guardava, una parte di lei non voleva staccarsi da quegli occhi magnetici. E toccava tutti i suoi punti deboli con brutalità, facendola sentire nuda davanti a lui.

Solo pochi minuti prima gli aveva confessato di non sentirsi apprezzata al lavoro, una cosa che non aveva mai detto nemmeno alle sue amiche. Anche questo la infastidiva, contribuendo ad aumentare la sua frustrazione. Come le era saltato in mente di mostrarsi così debole davanti a lui? Lei era il procuratore di Theo, doveva lavorare per Theo, non raccontargli dei suoi problemi.

Restò sola per il resto del pomeriggio, passando nelle sale relax con aromaterapia e saleterapia per poi tornare in camera e prepararsi per la cena.

Trovò un Theo diverso ad attenderla nel salone nel quale veniva servita la cena. La guardò alcuni istanti e, dopo aver sospirato e sorriso, non fece nessun commento allusivo. Sorrideva molto, il viso era rilassato e il suo corpo sembrava davvero in ottima forma. Parlarono della partita del giorno dopo e Theo parve molto concentrato.

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