7. Sei la sola che può farcela

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Entrata in camera, Deva si lasciò andare ad un sorriso di stupore

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Entrata in camera, Deva si lasciò andare ad un sorriso di stupore. Si portò le dita sulle labbra, immaginando ancora quelle di Theo sulle sue. Era stato uno di quei baci che non si possono più dimenticare. Un bacio che le sarebbe rimasto in testa per giorni e giorni. Theo era così irriverente, a tratti insopportabile, ma riusciva ad accendere un desiderio dentro di lei che quasi non si ricordava di essere capace di provare. Qualcosa di totalizzante, da far perdere la ragione.

Si era lasciata andare troppo, mischiare il lavoro con la vita privata non era una cosa che poteva permettersi. Una regola ferrea di suo padre, dettata da un'esperienza fin troppo personale. Non sarebbe stato neanche necessario che Giuseppe glielo ripetesse di continuo, Deva aveva visto con i propri occhi cosa poteva succedere quando i sentimenti si mescolavano alle incombenze lavorative. Era il motivo per il quale avevano divorziato i suoi genitori.

Tuttavia, fino a quel momento non le era mai capitato di provare un'attrazione così forte nei confronti di un calciatore. A dire il vero, non le era mai capitato di sentirsi così liquida sotto lo sguardo di un uomo. Di un ragazzino, in questo caso. Theo Hernandez aveva dieci anni meno di lei.

Deva si affrettò a sciacquarsi e asciugare i capelli, infilandosi nel letto per cercare di dormire qualche ora. Dall'altro lato della stanza non c'erano più rumori. Il ricordo di quei gemiti la fece immaginare in quella stanza, con il corpo muscoloso di Theo a sovrastarla mentre spingeva la sua verga dura dentro di lei ancora e ancora.

Si rigirò nel letto, accaldata, pensando a quel corpo che la mattina aveva visto in tutto il suo splendore e poco prima aveva toccato. Un sensuale tormento che la accompagnò fino alla mattina.

Quando bussò alla camera di Theo erano le sette passate. Credeva che dopo una nottata del genere non sarebbe riuscito ad alzarsi ma dopo neanche un minuto la porta si aprì e Theo uscì fuori vestito e pronto per andare.

«Buongiorno» disse cupo. Prese il borsone dalle mani di Deva e si incamminò nel corridoio.

«Buongiorno» rispose lei, affrettando il passo per seguirlo.

Le rivolse un unico rapido sguardo, incurvando appena le labbra verso l'alto. «Sei riuscita a dormire?»

No. Per niente. Forse anche lui aveva provato il suo stesso tormento. Dovevano parlare di quel bacio, Deva doveva chiarire subito che non ce ne sarebbero stati altri. «Theo, riguardo a quello che è successo...»

«Deva, mi dispiace per quello che è successo stanotte» la interruppe. «Ci penserà più tardi Rico a sistemare tutto con l'albergo. Pensavo che sarebbero venute solo quattro o cinque persone, invece la cosa si è un po' allargata.»

Deva osservò il viso di Theo. Sembrava che stesse evitando di guardarla e sembrava anche infastidito dal dover parlare con lei. Aprì la porta che dalle scale portava alla hall e lo fece passare. «Non avresti dovuto chiamare proprio nessuno.»

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora