38. Il casino

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Theo non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi di Deva quando si era avvicinato a lei e l'aveva bloccata contro il muro

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Theo non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi di Deva quando si era avvicinato a lei e l'aveva bloccata contro il muro. Non riusciva a scacciare via la sensazione che, se lui si fosse chinato su di lei e avesse premuto le labbra su quelle di Deva, non si sarebbe tirata indietro. Lo avrebbe baciato, incurante di tutti quelli che passavano di lì.

Ricevere una visita di Deva lo aveva sorpreso. Lei lo aveva cercato in quelle settimane, ma Theo non aveva mai risposto. Era difficile spiegare il momento che stava vivendo, se ne rendeva conto da solo che così non poteva continuare, ma la preoccupazione per Rico lo fagocitava. Gli toglieva il sonno e le energie. Quando era al campo di allenamento aveva paura che Rico potesse uscire e andare a cercarsi la droga e non riusciva ad allenarsi bene. Quando era a casa con lui cercava di stimolarlo, di tenerlo attivo. Spesso Theo restava sveglio la notte per cercare di arginare le sue crisi di astinenza. Parlare con Deva lo avrebbe fatto inevitabilmente crollare e lui doveva mantenersi forte per Rico. L'amico ce la stava mettendo tutta. Aveva iniziato anche un percorso con uno psicologo, ma faticava a lottare contro la depressione che lo stava risucchiando.

Deva era delusa da lui e questo gli faceva male, anche se non poteva biasimarla. Lei non sapeva nulla, credeva che passasse le sue serate a fare festa con Fatima, probabilmente leggeva tutti quegli articoli idioti che scrivevano su loro due, che li descrivevano innamorati e felici. Non aveva nemmeno idea di quanto fosse lontana dalla realtà.

Quella sera si sentiva una merda anche nei confronti di Fatima, tanto da non riuscire neanche a guardarla in faccia. Deva aveva risvegliato un tumulto nel suo cuore, come ogni volta che la vedeva. Si voltò a guardare dietro, dove era seduta Fatima. Tutta seria, stava messaggiando. Non aveva potuto fare a meno di marcare il territorio quando aveva visto Deva, gli era saltata addosso cercando di baciarlo ma Theo, istintivamente, aveva spostato il viso. Fatima era stata gelosa di lei fin dal primo momento. Forse perché, in fondo, aveva capito cosa albergava nel cuore di Theo.

Rico guidava, Theo gli sedeva a fianco. Era la prima volta che uscivano dopo quel pomeriggio terribile. Rico stava meglio e aveva espresso il desiderio di passare una serata diversa, così Theo gli aveva procurato il biglietto per la partita e poi sarebbero andati in discoteca. Theo smaniava dalla voglia di sapere cosa si erano detti lui e Deva, ma non osava chiedere nulla davanti a Fatima.

Arrivarono davanti alla discoteca. Rico parcheggiò in una stradina laterale poiché davanti all'ingresso era tutto occupato. Theo gli scoccò un'occhiata prima di scendere. Sembrava sereno, stava molto meglio rispetto ai giorni passati e questo lo rincuorò. Sperava che Rico potesse divertirsi e passare una serata tranquilla, magari flirtare con qualche bella ragazza.

Appena sceso dalla macchina, Theo si sentì afferrare il polso da Fatima. Alzò gli occhi su di lei e scoprì che era arrabbiata.

«Che voleva la tua procuratrice?» chiese, subito scontrosa.

Theo si passò la lingua tra le labbra. Sperava che quella domanda non arrivasse mai, non era proprio la serata giusta per iniziare una discussione con Fatima. C'erano troppe cose che gli frullavano per la testa e lo rendevano nervoso. «Cose di lavoro.»

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora