21. Le cose belle finiscono in fretta

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Deva guidava verso casa di Theo chiedendosi cosa diavolo stesse facendo

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Deva guidava verso casa di Theo chiedendosi cosa diavolo stesse facendo. Stava andando da lui, di notte, solo perché l'aveva chiamata e le aveva detto che la desiderava.

Era confusa, combattuta tra la necessità di porre un freno a quella storia e il desiderio di vederlo ancora una volta. Non c'era stato momento in quei giorni in cui non aveva pensato a Theo. Dopo la notte trascorsa insieme in lei era sbocciato un sentimento diverso nei confronti di Theo, un sentimento che era germogliato piano piano durante le settimane passate con lui, sul quale lei non si soffermava mai. Ma quel sentimento si faceva sentire appena la figura di Theo si materializzava nei suoi pensieri, le punzecchiava il cuore soprattutto quando si rendeva conto dei giorni che passavano senza un messaggio o una chiamata.

Una parte di lei si sentiva ferita dal suo silenzio, le ricordava dolorosamente quello che succedeva tutte le volte con Mirco: vedersi e poi settimane intere di silenzi. La parte razionale, invece, le diceva che era perfetto così, che tutto doveva restare su un piano di distacco. Deva ci aveva provato a restare distaccata quando il telefono aveva iniziato a squillare e sullo schermo era apparso il suo nome. Ci aveva provato a frenare gli impulsi del ragazzo. Ma poi si era detta che non era giusto andare contro se stessa e sopprimere qualcosa che la faceva stare dannatamente bene.

La macchina divorava l'asfalto mentre il suo cuore batteva forte e il sorriso le illuminava il viso. Non vedeva l'ora di arrivare e fondersi tra le sue braccia. Un abbraccio, desiderava solo sentire le braccia di Theo attorno al suo corpo, poggiare la testa sul suo petto. Un abbraccio, un bacio. Qualcosa che le dimostrasse che non stava andando lì solo per scopare.

Theo l'aspettava fuori dalla porta, le mani infilate nelle tasche della tuta. Sorrideva, con gli occhi prima che con la bocca, ed era bellissimo. Deva lo raggiunse affrettando il passo e quando gli fu di fronte non fece nemmeno in tempo a dirgli "ciao" che si ritrovò tra le sue braccia. Tutta la tensione che aveva accumulato sparì in un istante, respirò il suo profumo e lo strinse forte, schiacciando il viso sul suo petto. Anche Theo la strinse più forte, premendo le labbra sulla sua testa. Sentiva il cuore del ragazzo battere forte. Non forte come il suo, il suo stava impazzendo.

Sorrise, felice, e in quel momento capì di essere nei guai. Perché quel desiderio di essere abbracciata nasceva da un bisogno. Il bisogno di essere amata. Era come una fonte di acqua per un assetato, non poteva fare a meno di avvicinarsi e bere, bere, bere fino a sentirsi male. Deva si sarebbe fatta male, tanto male. Ma in quel momento il bisogno era più forte della paura.

Staccò il viso dal petto di Theo, e lui lo prese tra le mani e la baciò sulle labbra.

«Entriamo.»

Deva si fermò oltre la soglia e gettò un'occhiata a tutto il salone. Dal soffitto pendevano ragnatele nere e palle a specchio, come quelle delle discoteche, di colore nero, argentato e viola scuro. Vicino ai muri, per terra, lanterne a forma di zucca e teschi si alternavano a candele nere e foglie finte.

Indelebile [Theo Hernandez]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora