Quattro ☾

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Selene

Badare a cinque maschi adulti è più sfiancante di quanto mi aspettassi, eppure, in qualche modo, qui mi sento già a casa.

E al sicuro.

Lontana dai miei mostri.

Mentre avvio la lavastoviglie e getto via i pochi avanzi della cena di stasera, sento il rumore delle auto degli Hastings, seguito dal bagliore dei fari nella notte.

Visti da fuori, tutti i fratelli insieme incutono quasi timore ma, conoscendoli, sono la cosa più simile a dei fratelli maggiori che abbia mai visto. E mi piace sentirmi parte di quel loro gruppo.

Quando mi affaccio fuori noto che mancano all'appello sia la Porsche che la Jeep, mentre la moto è rimasta ferma esattamente lì dov'era.

Mi godo il silenzio e la mancanza dei loro schiamazzi continui. Avevo bisogno, dopo una giornata del genere, di trovare finalmente un po' di pace.

Queste prime ventiquattro ore sono sembrate durare un'eternità e, se penso a tutte le cose che ho fatto da stamattina e a tutto quello che è successo finora, quasi non mi sembra vero.

Sono in America, nel Montana.

Ho così tanta adrenalina in circolo che non sento la stanchezza fino al momento esatto in cui, con addosso il mio pigiama con gli avocado, mi stendo sul letto.

Mando un messaggio rassicurante ai miei genitori e faccio un saluto via Skype ad Anna, la mia migliore amica, che mi invidia più per la presenza di "quei fighi degli Hastings" come li chiama lei, che per lo chalet e lo spettacolo del paesaggio.

La mattina seguente non ricordo neanche di aver chiuso la videochiamata e mi sveglio con il telefono ancora in mano, per fortuna spento. Devo essere crollata. Era da tanto che non dormivo così a lungo e così profondamente.

E, a proposito di questo, mi rendo conto di aver totalmente dimenticato di mettere la sveglia.

Oh no.
L'orologio sul display segna che sono già le nove e trenta del mattino e spero vivamente che nessuno dei fratelli sia già in piedi.

Magari la notte brava della sera prima li terrà a letto ancora per un po', giusto il tempo di sistemare per la colazione e preparare qualcosa.
Ma tutte le mie speranze vanno in fumo quando arrivo in cucina e mi trovo davanti Kael, già intento a preparare uova e bacon.

Indossa dei bermuda color kaki con un paio di infradito e non riesco a smettere di fissare la perfezione del suo corpo, a prescindere da qualunque cosa indossi.

Io invece ho preso degli shorts e una canotta dal borsone e li ho indossati senza neanche guardarmi allo specchio: ho l'aria di una che è stata buttata giù dal letto a forza.

«Dobbiamo seriamente discutere dei tuoi orari e delle tue mansioni» dice, in modo serio, voltandosi nella mia direzione.

Forse ho preso tutto troppo come un gioco ed ho pensato, visto che siamo quasi coetanei, di potermi comportare come una loro amica.

Ma Kael ha ragione: servono dei confini e delle regole nette.
La placca dei marines dondola sopra la t-shirt nera che indossa e in quel momento capisco che è vero: anche se è tornato a casa è rimasto comunque un militare, impostato per dare comandi ed agire in un confine ben delimitato di regole.

«'giorno»
Adam annuncia il suo ingresso in cucina con un grande sbadiglio e un sorriso rivolto verso di me. I suoi occhi azzurri oggi sembrano essere di un colore più intenso.

«Adam, poi dobbiamo parlare delle bravate di ieri notte»

Se Kael non fosse così di pessimo umore scoppierei a ridere a quella scena: vuole mettere in riga tutti, da me fino all'ultimo dei suoi fratelli. È quasi tenero, se non si considerano lo sguardo glaciale, il suo tono minaccioso e la tensione muscolare sul suo braccio, che sembra pronto a lanciare qualcosa contro il muro..

LONE WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora