Diciotto ☾

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È buona norma avvisare l'alfa di un altro branco quando si entra nel suo territorio.

Mitchell Hastings

Kael

La porta è spalancata e c'è un pungente odore di sangue nell'aria. Impronte di zampe macchiano il pavimento e si diramano fino all'esterno della casa, allungandosi fino ad assumere la forma di un piede umano.

Il silenzio che aleggia laddove normalmente regna il caos più totale è solo il preludio del macabro spettacolo che mi trovo uscendo fuori nel buio. L'unico bagliore nella notte è quello di un paio di occhi rossi che brillano tra gli alberi.
Per la prima volta da quando sono mutato, sento freddo. Un gelo nuovo che serpeggia lungo le gambe e le paralizza.

No ti prego.
Non lui.
Non così...

Scuoto il corpo esanime di Adam e schiaffeggio il suo volto pallido, nella speranza che riprenda vita. Ha gli occhi ribaltati, bianchi, privi di qualsiasi guizzo ed il cuore completamente fermo.

Un taglio frastagliato ne percorre il collo squarciandone la pelle all'altezza della giugulare.
Natan, dimmi che non è vero.

Lo cerco attorno a me, ruggendo come un disperato.
Sei arrivato troppo tardi anche stavolta.
Dice, con un sospiro, indicando la pila di corpi su cui è disteso quello che stringo tra le braccia.
Solo in quel momento li vedo: Alec, Hyden, mio padre, mia madre...

Indietreggio barcollando, guardando le mie mani coperte di sangue.

Proprio come nella notte in cui i nostri genitori sono stati attaccati, tu non c'eri Kael...

Mi ricorda la voce spezzata di Natan, mentre si porta una mano al collo come se fosse stato appena colpito.

Hai abbandonato la tua famiglia per un'umana...
Lo guardo cadere, atterrando dolorosamente sulle ginocchia ed accasciandosi al suolo.
No!

Mi protendo per raggiungerlo ma in quell'istante sento Selene gridare mentre un mannaro le affonda le zanne nella gola. Vederla dimenarsi sotto le sue zanne, fragile ed indifesa, mette fine al mio intero mondo.

Scegli meglio le tue debolezze la prossima volta, Hastings...

Lo sento dire, mentre la mia compagna emette un grido lancinante e tutto si fa buio.
Selene...

«Signore, siamo in fase di atterraggio» mi sveglio di soprassalto, cercando di trattenermi dal ringhiare contro l'hostess che mi ha appena poggiato la mano sulla spalla.

«Metta la cintura» mi esorta, con un ultimo sguardo languido, prima di passare oltre.
Non si preoccuperebbe di questo gingillo se sapesse che sono un mostro quasi del tutto indistruttibile.

Le uniche armi che feriscono un lupo sono quelle in argento e l'unico colpo mortale che possiamo ricevere è un taglio netto alla gola, in modo che recida la giugulare. In quel caso, la perdita di sangue sarebbe troppo copiosa per essere compensata dal nostro sistema di guarigione accelerata. Di nuovo, la mia mente mi ripropone un carosello di immagini cruente tratte direttamente dal sogno che mi ha tenuto compagnia durante il viaggio.

Stare con Selene metterebbe tutti in pericolo.
È questo che il mio inconscio cerca di dirmi.
«Non è bellissima?» mormora, rivolgendosi verso di me, la donna che mi sta seduta accanto. Tende le labbra rosse in un sorriso seducente.
«Roma, intendo» precisa poi, mentre io guardo la distesa di luci che si stende sotto di noi chiedendomi in quale di queste case si nasconda il verme che sto cercando.

LONE WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora