Sedici ☾

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Gli incubi fanno paura
perché si sono già avverati
i sogni invece spaventano
perché potrebbero non accadere mai.

Appunti e ricordi di viaggio di Selene

Selene

Sento i miei passi risuonare sul pavimento della della facoltà di legge. È da tanto che non vengo qui ma è rimasto tutto uguale: l'odore di caffè che si mescola a quello orribile del detersivo della ditta delle pulizie.

Sono finalmente pronta a ricominciare e concentrarmi sugli esami.

Salgo le scale fino all'aula ma, quando entro nel corridoio, lo trovo pieno di studenti.

È lei.
Qualcuno ride. Altri fanno partire un video simultaneamente, con l'effetto di far rimbombare le frasi contro le pareti.

Chissà cosa nascondi dietro questa faccia da santarellina...
Quelle come te sono le peggiori.
La voce viscida di Luca De Santis riecheggia più volte nel corridoio.

Peggiori.
Quelle come te.
Come te...
Come te...

Mi manca il fiato e affretto il passo fino a sbattere contro qualcosa. O, meglio, qualcuno.

Finalmente sei venuta a prenderti il resto.
Luce De Santis mi trascina contro il muro e cerca di divaricarmi le gambe per strofinare su di me la sua schifosa erezione.

Ti piacerà, vedrai.
Non fare la difficile.

Mi volto in cerca di aiuto ma tutto ciò che vedo sono una miriade di telefoni puntati contro,  pronti a riprendere la scena.

Sono tutti qui per vedere che sei tu che mi hai provocato quella notte. Io ho solo frainteso...

Grido con tutto il fiato che ho nei polmoni e quando mi sveglio, nel cuore della notte, ho ancora la nausea per quelle immagini.

«Che succede?»

Kael si è appena precipitato nella stanza, con addosso solo un paio di boxer neri ed i capelli spettinati. Il torace nudo e scolpito è attraversato da una striscia di peluria che si dirama dal basso ventre fino all'inguine.

Vorrei rispondere che va tutto bene, che ora che lui è qui i miei mostri sono più lontani. Ma non ci riesco. Resto immobile, pietrificata nelle sensazioni di quel sogno, come se fosse ancora in corso. Come se fosse reale.

Quando la mano di Kael mi sfiora il volto, trasalisco, sovrapponendo le sue dita a quelle di De Santis.
In preda al panico, scuoto violentemente la testa per liberarmi ed indietreggio fino ad urtare contro la testiera imbottita del letto.

Inizio a tremare, sentendomi di nuovo in trappola.

«Togliti!» grido, con la voce gelida di paura. Mi manca l'aria e tutto ciò che voglio è risalire in superficie, respirare...

«Ehi» Kael mi ferma le braccia in modo deciso, respingendo i miei tentativi di mandarlo via. «Sono io, guardami»
Stavolta il suo tono è quasi dolce.

Scuoto la testa in modo convulso.
«Lasciami stare!» ansimo, con gli occhi sbarrati.

«Ho detto guardami» ribadisce, mollando la presa.

Il volto di Kael riprende forma lentamente ed io mi sento morire di vergogna per aver avuto una delle mie crisi con lui.

«Scusa...» dico, asciugando gli occhi con la manica del pigiama e cercando di alzarmi per sciacquarmi la faccia.

LONE WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora